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Mafia e droga, colpo al clan Scalisi: 14 arresti 

Il clan Scalisi e' ancora al centro di una indagine che nella scorsa notte ha portato a nuove misure cautelari

Pubblicato 6 ore fa



Nella scorsa notte gli agenti della Polizia di Stato – Squadra Mobile di Catania e Commissariato di P.S. di Adrano -, coordinati dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Napoli, Caserta, Taranto, Nuoro, Sassari, Udine, Pavia, Siracusa e Chieti e del Commissariato di P.S. Caltagirone, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Catania, su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, nei confronti di 14 soggetti, accusati, a vario titolo, dei delitti di associazione mafiosa, nonché di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e detenzione abusiva di armi, ricettazione, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravati dall’essere stati commessi al fine di agevolare il sodalizio mafioso denominato clan SCALISI, operante nel territorio adranita.

I provvedimenti fanno seguito ai fermi disposti da questa Procura ed eseguiti dalla Polizia di Stato lo scorso 16 settembre, a carico di 10 soggetti appartenenti alla stessa compagine criminale, nei cui confronti il Giudice per le Indagini Preliminari, al termine dell’udienza di convalida, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Le condotte degli indagati si collocano nel periodo che va dall’ottobre 2023 fino al settembre 2025 e riguardano, come già sopra sottolineato, oltre all’associazione mafiosa e a quella dedita al traffico e lo spaccio di stupefacenti, anche attività estorsive consolidate nel tempo, nei confronti di imprenditori edili e agricoli, commercianti, proprietari terrieri e venditori ambulanti, nonché intimidazioni consistenti nell’incendio di veicoli.  

Nel corso delle attività è stato sequestrato, a riscontro, oltre un chilogrammo di stupefacente, tra cocaina e marijuana. Sono state inoltre rinvenute e sequestrate tre pistole, con relativo munizionamento, riconducibili al sodalizio criminale. 

Tra i soggetti denunciati figurano anche alcuni detenuti, che comunicavano dal carcere utilizzando telefoni cellulari detenuti illecitamente.    

L’adozione degli iniziali provvedimenti di fermo scaturisce dalla necessità di scongiurare il piano omicidiario, in fase di realizzazione, che avrebbe ordito il soggetto ritenuto attuale reggente della citata famiglia mafiosa, per ragioni legate all’uccisione del figlio, maturata in contesti estranei alla criminalità organizzata. 

Il predetto, in particolare, oltre a coordinare le condotte illecite degli altri membri del sodalizio – nel cui ambito avrebbe gestito una fiorente attività di spaccio di cocaina – sarebbe stato impegnato nella pianificazione dell’omicidio di più soggetti, allo stato non compiutamente identificati, da lui ritenuti coinvolti nella morte del figlio diciasettenne, ucciso a coltellate la notte del 20.4.2025 a Francofonte (SR) nel corso di una violenta rissa tra giovani. Al riguardo, nonostante per il suddetto omicidio, il 25.4.2025 fosse stato arrestato un giovane residente in quel comune, dalle attività di intercettazione è emerso che l’esponente apicale degli SCALISI, fosse fortemente determinato a vendicare l’uccisione del figlio ed avesse pianificato tutti i dettagli del delitto, la cui esecuzione, in danno di soggetti allo stato non identificati, sarebbe dovuta avvenire, nel citato comune siracusano, gli ultimi giorni di settembre.

Dalle attività tecniche è emerso che, quali compartecipi del piano omicidiario in itinere figurassero lo zio, unitamente ad alcuni appartenenti al nucleo familiare di quest’ultimo, tutti residenti a Chieti.

In particolare sulla base delle ultime risultanze investigative, il nucleo familiare dello zio, avvalendosi della collaborazione di un ulteriore soggetto residente a Pescara, si stava adoperando per confezionare, per conto del reggente della citata famiglia mafiosa, una finta divisa riproducente la foggia di quella da carabiniere da utilizzare durante l’agguato, nonché per noleggiare un furgone non munito di localizzatore satellitare, necessario per eseguire il viaggio di andata e ritorno da Chieti alla Sicilia e per reperire armi.

Secondo il piano di quest’ultimo, il predetto intendeva crearsi un alibi recandosi nel Capoluogo teatino in occasione delle nozze dello zio con la compagna, previste per il 20 settembre, per poi eseguire il delitto scendendo in Sicilia e risalendo in Abruzzo dopo l’esecuzione.  

L’atto omicidiario avrebbe dovuto essere realizzato con il supporto del fratello, che si stava adoperando anch’egli per trovare delle armi da utilizzare nel corso dell’azione cruenta. 

Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati oltre 150 operatori appartenenti alle Questure di Catania, Napoli, Caserta, Nuoro, Sassari, Pavia, Siracusa, Udine, Taranto e Chieti, i Reparti Prevenzione Crimine di Catania, Palermo e Siderno, le unità cinofile della Polizia di Stato di Catania, Palermo, Napoli e Ancona ed un elicottero del Reparto Volo di Palermo.

Oltre ai provvedimenti restrittivi sono state eseguite in contemporanea anche perquisizioni ad Adrano, Catania, nonché a Chieti e Pescara, con la collaborazione delle locali Squadre Mobili.

Le azioni di ricerca hanno portato all’arresto in flagranza, nella notte del 16 settembre scorso, di due dei soggetti già attinti da provvedimento di fermo. In particolare, nelle pertinenze dell’abitazione del reggente del clan Scaisi sono stati trovati circa 550 grammi di cocaina, suddivisi in dosi, insieme a del materiale per la pesatura e per il confezionamento; nell’appartamento di un altro soggetto un revolver privo di matricola e mai denunciato. Nel garage di pertinenza dello zio, a Chieti sono state recuperate e sequestrate due divise dalla foggia simile a quelle dell’Arma dei carabinieri, che erano funzionali all’esecuzione del plurimo omicidio pianificato.

Ancora una volta le indagini hanno evidenziato come all’interno delle carceri i detenuti utilizzino abusivamente, ma continuativamente, utenze telefoniche non solo per mantenere rapporti con i sodali ma anche per pianificare ed organizzare nuove attività delittuose

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