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Mafia, l’omicidio Passafiume a Cianciana: “Ecco come è stato ucciso mio zio”

In aula la deposizione del nipote della vittima, presente in auto al momento dell'agguato

Pubblicato 2 anni fa

“Ho visto esplodere il finestrino dell’auto di mio zio, a bordo della quale eravamo io, mia nonna, mio fratello e mia madre, dopo che un’altra vettura ci ha affiancato e ha esploso colpi. Dopo aver visto il sangue di mio zio un uomo si è avvicinato e ha messo la testa all’interno dell’abitacolo facendo fuoco ancora una volta”. A parlare è il nipote di Diego Passafiume, un imprenditore agricolo ucciso il 22 agosto 1993 a Cianciana, piccolo centro nell’agrigentino. 

All’epoca dei fatti il testimone oculare aveva cinque anni ma il ricordo è nitido e ben preciso, di quelli che difficilmente riesci a dimenticare. Il nipote è comparso ieri mattina davanti i giudici della Corte di Assise di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara nell’ambito del processo a carico dell’ergastolano Filippo Sciara, già affiliato alla “famiglia” mafiosa di Siculiana. Sciara, coinvolto anche nella nota vicenda del sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, è accusato di omicidio premeditato, con l’aggravante di aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa denominata Cosa Nostra. 

La vittima, onesto imprenditore 41enne nel settore del movimento terra, mentre era alla guida della propria auto, era stata raggiunta da alcune fucilate, sparategli da un ignoto, che si era subito dileguato con altri complici, a bordo di un’autovettura. Durante le immediate ricerche, i Carabinieri ritrovarono, in fiamme, l’auto utilizzata dai killer. L’autopsia confermò che l’imprenditore era stato colpito da tre fucilate, di cui una in pieno volto. Le indagini, sin da subito, si mostrarono alquanto difficili. Venne privilegiata la pista che portava ai sub appalti, settore in cui risultava ben inserito il Passafiume. 

La vera e propria svolta nelle indagini si è avuta nel Luglio del 2017, allorquando i militari dell’Arma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno acquisito determinanti indizi di colpevolezza nei confronti di un individuo, sospettato di essere l’esecutore materiale del brutale omicidio. In particolare, grazie ad alcuni album fotografici esibiti ad alcuni parenti della vittima, che all’epoca avevano assistito alla tragica scena del delitto, i Carabinieri hanno stretto il cerchio dei loro sospetti nei confronti di Filippo Sciara. Si torna in aula il 30 settembre per sentire il medico legale che effettuò l’autopsia.

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