Campobello di Licata

Mafia, processo Xidy: dichiarazioni spontanee del boss Falsone

Dichiarazioni spontanee dell'ex capo di cosa nostra agrigentina nel processo Xidy

Pubblicato 2 anni fa

Il boss Giuseppe Falsone, ex capo provinciale della mafia agrigentina, ha chiesto di prendere la parola e poter rilasciare dichiarazioni spontanee nel processo che si sta celebrando a suo carico, insieme ad altre otto persone, in seguito alla maxi operazione dei carabinieri del Ros denominata “Xidy”.

Falsone, già condannato all’ergastolo e da oltre dieci anni in regime di 41bis dopo il suo arresto a Marsiglia da latitante, ha fatto una precisa richiesta ai giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara: “Vorrei che tutte le intercettazioni che mi riguardano venissero trascritte e cosi sarò assolto”.

Questo stralcio processuale, col rito ordinario, si sta celebrando ad Agrigento e vede imputate nove persone: Giuseppe Falsone, boss ergastolano di Campobello di Licata e capo provinciale di Cosa Nostra; Antonino Chiazza, 51 anni, di Canicattì; Pietro Fazio, 48 anni, di Canicattì; Santo Gioacchino Rinallo, 61 anni di Canicattì; Antonio Gallea, 64 anni di  Canicattì; Filippo Pitruzzella, 60 anni, ispettore della polizia in pensione; Stefano Saccomando, 44 anni di Palma di Montechiaro; Calogero Lo Giudice, 47 anni di Canicattì; Calogero Valenti,  57 anni, residente a Canicattì. 

Venti, invece, a processo col rito abbreviato: Si tratta di Giancarlo Buggea, canicattinese, figura apicale dell’inchiesta ed ex compagno dell’avvocato Porcello; Angela Porcello, 51 anni di Naro; Luigi Boncori, 69 anni, di Ravanusa; Luigi Carmina, 55 anni, di Caltanissetta; Simone Castello, 71 di Villafrati; Emanuele Cigna, 21 anni, di Canicattì; Giuseppe D’Andrea, 50 anni, assistente capo di polizia, di Agrigento; Calogero Di Caro, 74 anni, boss di Canicattì; Vincenzo Di Caro, 40 anni di Canicattì; Gianfranco Gaetani, 53 anni, di Naro; Giuseppe Grassadonio, 50 anni di Agrigento; Annalisa Lentini 41 anni di Agrigento; Gaetano Lombardo, 64 anni e Gregorio Lombardo, 66 anni, entrambi di  Favara; Antonino Oliveri, 36 anni, di Canicattì; Calogero Paceco, 56 anni, di Naro; Giuseppe Pirrera, 62 anni, di Favara; Giuseppe Sicilia, 42 anni, di Favara. 

L’indagine coordinata dai magistrati della Dda di Palermo Geri Ferrara, Gianluca De Leo e Francesca Dessì, oltre ad aver fatto luce sulle dinamiche interne al mandamento mafioso di Canicattì, ha anche puntato un faro e svelto i componenti della nuova Stidda che si sarebbe contrapposta alla famiglia di Cosa Nostra.  

Ipotizzate anche una serie di estorsioni, in particolare nel settore delle mediazioni agricole. Un appuntato della polizia penitenziaria, Giuseppe Grassadonio, è, inoltre, accusato di rivelazione di segreto di ufficio aggravata perchè avrebbe rivelato all’avvocato Porcello il trasferimento in un altro carcere del detenuto Giuseppe Puleri, presunto mafioso vicino, nonchè parente, del boss ergastolano Giuseppe Falsone.

Infine due avvocati di Canicattì sono indagati di falso e procurata inosservanza di pena perchè avrebbero, insieme alla collega Porcello, falsificato la data di spedizione di una raccomandata al fine di rimediare a un errore nella presentazione dell’atto di appello di una condanna, nei confronti di un cliente della Porcello, che era diventata definitiva.  Ipotizzate anche una serie di estorsioni, in particolare nel settore delle mediazioni agricole. 

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