Apertura

Operazione Report, ordini su pizzini nascosti in succhi di frutta: 18 arresti

Gli indagati sono 37.

Pubblicato 3 anni fa

Diciotto persone sono state arrestate, tra carcere e domiciliari, in un’operazione antimafia scattata all’alba e condotta dai miliari della Guardia di finanza di Catania contro esponenti dei clan Santapaola-Ercolano e Laudani. Oltre cento i militari impegnati in un blitz in cui sono stati contestati i reati di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni, all’usura, alla turbativa d’asta, al favoreggiamento personale, alla detenzione e al porto di armi da fuoco. Scoperte dai militari delle fiamme gialle infiltrazioni mafiose nelle aste pubbliche. L’operazione coordinata dalla procura distrettuale e’ stata eseguita dai militari del nucleo economico e finanzario, dallo Scico e dal Gico della Guardia di finanza. Nell’inchiesta oltre alle misure cautelari disposte dal Gip vi sono 37 indagati. Sequestrate le quote sociali e il patrimonio di una societa’ di trasporti.

Questi i dieci destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Catania nell’ambito dell’inchiesta ‘Report’, che ha colpito i clan mafiosi Santapaola e Laudani: Carmelo Bonaccorso, 57 anni; Rosario Bonanno, 58 anni; Girolamo Brancato, 47 anni; Giacomo Caggegi, 40 anni; Alberto Gianmarco Angelo Caruso, 40 anni; Mirko Pompeo Casesa, 37 anni; Salvatore Mazzaglia, 63 anni; Litterio Messina, 58 anni; Antonino Puglisi, 55 anni; Orazio Salvatore Scuto, 61 anni. Ai domiciliari, invece, sono finiti: Dante Giuseppe Tiezzi, 58 anni; Rosaria Gabriella Sidoti, 48 anni; Vincenzo Massimiliano Pappalardo, 51 anni; Luca Anicito, 46 anni; Alfio Giuffrida, 54 anni; Rosario Mannino, 56 anni; Gianfranco Antonino Pappalardo, 48 anni; Valentina Concetta Caterina Scuto, 33 anni.

 Nell’inchiesta “Report” sono stati riscontrati, in primo luogo, 8 estorsioni: gli uomini del clan Laudani in alcuni casi chiedevano denaro a imprenditori e professionisti per finanziare l’associazione mentre, in altre circostanze, fungevano da ‘agenzia di recupero credito’, per favorire illecitamente imprenditori, i quali – a fronte di crediti commerciali non pagati – hanno preferito, invece che procedere legalmente, fare ricorso all’intermediazione degli esponenti mafiosi per recuperare le somme, avvalendosi della forza di intimidazione legata all’appartenenza all’organizzazione criminale e al fine di accelerare la procedura di incasso del credito.

L’altro settore coinvolto dalle attivita’ di indagine e’ quello rappresentato dalle interferenze nelle procedure giudiziarie di vendite all’asta di beni. In questo ambito il clan e’ intervenuto, affinche’ gli imprenditori dichiarati falliti – nei cui confronti era stata attivata la procedura di esecuzione immobiliare – potessero illecitamente rientrare in possesso del bene posto all’asta, ricavandone utilita’. In questo contesto, esponenti del “clan Laudani” si sono attivati, ricorrendo a minacce e intimidazioni, in modo da inibire la partecipazione di potenziali offerenti alla procedura esecutiva, in tal modo garantendo al debitore ‘esecutato’ di ottenere, sia pure attraverso intestatari fittizi, la restituzione dei beni. Nell’occasione e’ stata un’asta immobiliare effettuata presso il Tribunale di Catania: in quell’occasione un imprenditore, proprietario di un appartamento oggetto dell’esecuzione fallimentare, ha richiesto ed ottenuto l’intervento di uno degli affiliati Litterio “Rino” Messina, al fine di alterare la procedura di vendita del bene. In tale occasione il gruppo ha individuato un prestanome compiacente e, contestualmente, ha allontanato i potenziali offerenti, attraverso il ricorso ad intimidazioni e minacce.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *