Licata

Licata, da una sfiducia all’altra?

La città s’interroga sull’opportunità di una sfiducia al sindaco Galanti

Pubblicato 4 anni fa

Di Gaetano Cellura

La città s’interroga sull’opportunità di una sfiducia al sindaco Galanti. Si è ancora in tempo. Benché di tempo, per passare dalle parole ai fatti, ne sia rimasto poco a un anno e mezzo dalla fine del mandato del primo cittadino. Già cinque anni fa il consiglio comunale si rese protagonista di un atto politico di sì grande portata. Ma fu il risultato in quella circostanza di una decisione strumentale e sbagliata di cui ancora si piangono le conseguenze. L’allora sindaco Angelo Cambiano stava lavorando a una serie di obiettivi programmatici, tutti realizzati (uno dopo l’altro) in questi ultimi mesi e di cui sta godendo, come di manna caduta dal cielo, l’attuale amministrazione comunale. E il paradosso di quella sfiducia fu sul piano politico che Cambiano ha continuato a fare il sindaco da Roma: e grazie a un incarico ministeriale che gli ha permesso di seguire e migliorare l’iter dei suoi vecchi progetti e di portarli in porto nell’interesse della sua città. Parlano i fatti. Fatti difficilmente confutabili. 

La sfiducia di oggi, viceversa, il sindaco Galanti se la cerca in tutti i modi. Ed è facile elencare una serie di ragioni politiche, di inefficienze amministrative e di scarsità di risultati raggiunti nei suoi quattro anni di amministrazione che potrebbero ampiamente giustificarla. Sul piano politico e agli occhi dei cittadini. Presso i quali il suo gradimento non sembra elevato. La storia è lunga. E va dalla mancata riforma della burocrazia comunale, che ha prodotto un’accentuata paralisi degli uffici, al clima di generale scollamento tra l’istituzione comunale e la città. Va dai finanziamenti perduti, per progetti mai presentati (o presentati in ritardo), alla mancata apertura del nuovo mercato ortofrutticolo. Richiesto a gran voce dagli operatori del settore. Quest’ultimo fatto è davvero inspiegabile. Va da una visione di città, di cui l’amministrazione è sempre parsa completamente priva, all’accantonamento (anche sul piano propagandistico) dell’originario progetto la “Regione in comune”. Va dal mancato programma di recupero dell’evasione tributaria, quella dei rifiuti in particolare, alla lentezza con cui procede la raccolta differenziata – nonostante il buon lavoro del vicesindaco Montana, che ha saputo avviarla con ottime premesse. Infine, ma non ultima, la situazione finanziaria dell’ente, al limite del default. Problema vecchio, non del tutto imputabile all’attuale amministrazione, ma verso il quale nulla di concreto è stato fatto per avviare un piano credibile di rientro dal deficit neppure a lungo termine.

A ben vedere, gli elementi e le motivazioni politiche per una sfiducia al sindaco ci sarebbero tutti. Ma occorrerebbero una presa di posizione seria e un’iniziativa radicale che il consiglio comunale non sembra in grado di portare avanti. Il fatto che se ne parli è tuttavia il segnale di uno stallo amministrativo e di una crisi della città come sua inevitabile conseguenza.     

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Grandangolo Settimanale N. 40 - pagina 1

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