Agrigento

Liste civiche a gogò ubriacano Agrigento

Tre donne contro tre uomini. Sei candidati sindaco per una città di poco più di 50 mila abitanti.   Con le liste civiche arriviamo a oltre 500 candidati  per il consiglio comunale. Una città lacerata e  parcellizzata, tutta protesa a entrare in questo illusorio ascensore sociale che è diventato il Consiglio comunale. “Si, c’è una […]

Pubblicato 4 anni fa

Tre donne contro tre uomini. Sei candidati sindaco per una città di poco più di 50 mila abitanti.  

Con le liste civiche arriviamo a oltre 500 candidati  per il consiglio comunale. Una città lacerata e  parcellizzata, tutta protesa a entrare in questo illusorio ascensore sociale che è diventato il Consiglio comunale.

“Si, c’è una lacerazione per la corsa all’esercizio del potere perché  non possono presentarsi tanti candidati senza avere coscienza di andare a gestire una città  che ha tanti problemi. Strano che  nessuno di questi candidati abbia fatto una conferenza stampa e abbia detto quali sono i punti della sua futura attività. Nella qualità di sindaco, nessuno parla dei problemi che attanagliano la città, la  viabilità, l’illuminazione, la pulizia, il destino da dare al Parco dell’Addolorata, un grandissimo polmone in abbandono, e poi  bisogna parlare della via d’uscita alla piazza don Minzoni per dare l’opportunità al visitatore e al turista di salire col pullman e visitare la cattedrale. Non vogliamo miracoli ma affrontare i veri problemi della città anche ricorrendo all’istituto delle espropriazioni per pubblica utilità che non viene quasi mai utilizzato.  Sei sindaci candidati ma  che non hanno aperto ancora un rapporto diretto coi cittadini sul piano del programma. Niente di nuovo sotto il sole di Agrigento, c’è soltanto una corsa a impadronirsi del voto senza dare prova”.

Però sotto il sole di Agrigento mi illudo di fare un sogno perché poteva accadere una straordinaria rivoluzione. Pensa se queste tre donne candidate sindaco, Galvano-Carlisi-Catalano, avessero  concordato una lista tutte insieme, pensa che scudisciata avrebbero inflitto alla politica maschilista.  Meglio di “Lisistrata” che insieme alle donne greche mise in atto lo sciopero del sesso. Non accadrà ad Agrigento  purtroppo, anche il femminismo si è imbarbarito. Decio Terrana dell’Udc, in una intervista a Grandangolo proponeva l’on. Margherita Ruvolo per ingentilire la politica agrigentina. Un sogno svanito.

“Storicamente la donna non vota la donna. E poi sono tre donne che non appartengono alla stessa area politica, sono ideologicamente diverse”.

Ma sono sulla stessa barca. Siamo.

“Si, nella stessa barca ma remano in modo diverso per cui difficilmente arriverebbero in un porto sicuro. Certo troveranno il modo di confrontarsi sul piano elettorale, tra l’altro hanno avuto modo di confrontarsi essendo state consigliere comunali”. 

A mio parere c’è una bella porzione di “fattore umano” che si inserisce prepotentemente in questa campagna elettorale. Una sorta di risarcimento che la città dovrebbe dare a due candidati sindaco, Marco Zambuto e Daniela Catalano.  Il primo si dimise dopo una accusa rivelatasi poi inconsistente fino alla assoluzione. Oggi sappiamo che fu un vero e proprio agguato tesogli dai soliti “sugheri politici” che vogliono galleggiare a tutti i costi, Come Pasolini, sappiamo i nomi ma non abbiamo le prove. Ricordo pure che Zambuto fu il sindaco che si oppose al rigassificatore empedoclino, forse l’idea più suicida per Agrigento voluta da tutto l’arco costituzionale. E poi Daniela Catalano il cui padre, funzionario comunale, fu vittima di certi commedianti che Agrigento lasciò scorrazzare ignominiosamente per qualche decennio. Ad ambedue la città dovrà dare, a mio parere, un risarcimento umano e politico.

“Ogni candidato si presenta col suo passato politico e sarà l’elettore a guardare il profilo del candidato. Certo il fatto che ci sia stata una battaglia attorno al rigassificatore è una pagina passata e in quel caso la città si mobilitò perché non era un problema ideologico ma di prospettiva.  E quest’arco costituzionale era a Porto Empedocle, ognuno guardava i propri interessi.  Il sindaco di Agrigento attualmente sembra essere il sindaco di Porto Empedocle, perché se quella statua di Camilleri fosse stata di Luigi Pirandello mentre batte sui tasti della macchina da scrivere, sarebbe stata una  opportunità maggiore per la città di Agrigento. Quindi ci sono ulteriori visioni politiche che entrano nella valutazione elettorale. Sono convinto che in questa nostra realtà i veri sconfitti sono i partiti perché nessuno, salvo qualcuno, si presenta col proprio simbolo, con la propria storia, con la propria immagine”. 

L’altra settimana parlavamo del qualunquismo delle liste civiche popolate dai rampolli di una middle class che ha perso l’ascensore sociale. I Fratelli agrigentini che godono di un discreto consenso, per esempio hanno informato la Giorgia Meloni sulle qualità di Zambuto, ma sulla qualità dei problemi agrigentini  si sa poco.

“I Fratelli d’Italia ha fatto una loro scelta seppur tardiva. Hanno scelto l’attuale presidente del Consiglio comunale Daniela Catalano. Niente di nuovo, come dicevo, si parlava di qualunquismo e saranno tutte liste che nascono a settembre e muoiono a ottobre, non avranno una continuità. Le liste sono un modo di aggregazione per dare forza al candidato sindaco non vi è una coscienza politica, è una composizione  effimera del tempo”.

Mi ricordo i tempi del sindaco Zambuto e del presidente della provincia D’Orsi quando a Roma i governi cambiavano ogni trimestre e per conseguenza c’era una turnazione degli assessori comunali e provinciali. Zambuto cambiò ben 44 assessori, l’ultimo, il Catuara, visse un solo giorno, roba da Guinness dei primati. Oggi al contrario, Firetto  li nomina con cautela e li cambia alla chetichella senza lasciarli troppo affaticare, mentre le liste civiche hanno preso il posto degli assessorati , difatti “un Cesare diventa ogni villan che parteggiando viene”. Una goduria dantesca.

“Non solo, ma ogni sindaco candidato dovrà presentare la lista degli assessori e alloro vedremo se gli assessori uscenti di Firetto saranno tutti confermati o dovranno lasciare il posto ad altri. La politica è anche l’arte degli equilibri e il sindaco si troverà ad affrontare la questione dei nuovi assessori. O conferma la Giunta o cambia perché si presenta in un contesto nuovo. Oggi con sei candidati in campo ci sarà una maggiore competizione e le promesse assessoriali fioccheranno”.

C’è un altro aspetto in queste elezioni che mi sembra drammatico.  La fine dei Dioscuri politici.  Il tandem casiniano Zambuto-Firetto  si è spappolato da tempo come del resto si sono squinternati tutti gli altri Dioscuri, da “Giglia-Di Leo” a “Mannino-Errore”  fino a “Cimino-Alfano”. Per “Zambuto-Firetto”  difficile che ci possano essere altri confronti. 

“Purtroppo in questi anni sono venuti meno i partiti che rappresentavano la partecipazione a un progetto, a un programma, ora invece i candidati sindaco ad eccezione di qualcuno sono tutti di provenienza democristiana, non c’è la novità, sono tutti imparentati e nella gestione sono tutti uguali”.

Abbiamo avuto ad Agrigento una new-entry, il Movimento 5Stelle ma non mi pare che abbiano espresso un grande programma. La stessa Carlisi, scelta per la candidatura, mi diceva alcuni mesi fa in una intervista, che le andavano contro.

“C’è da dire che la loro conformazione interna, ha bloccato un processo proposto da tutti i partiti della sinistra  compresi i partiti che stanno governando per presentarsi unitariamente ad Agrigento contro tutte le altre realtà politiche. Purtroppo la situazione interna dei 5Stelle ha fatto venir meno la realizzazione di questo quadro politico che poteva essere la vera novità di queste elezioni. Un accordo e un punto d’incontro non s’è potuto trovare”.

Nel Pd agrigentino e siciliano  mi pare che ci sia sempre la vocazione a far da stampella. Né le vecchie figure politiche e nemmeno le nuove hanno il prestigio di imprimere una qualche svolta.

“La situazione politica all’interno del Pd è molto ingarbugliata a causa delle diverse posizioni nel suo interno tra il gruppo che si richiama a Panepinto e quello di Catanzaro. Tutto è fermo, compreso il tesseramento. Il partito è stato privato a confrontarsi sul piano congressuale. L’ unica provincia che non ha celebrato il congresso dei circoli. La campagna elettorale sarà l’occasione per trovare la pace al suo interno o di accelerare la spaccatura? Questo è il dilemma attuale. Il tutto si vedrà all’indomani della presentazione delle liste”.

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