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Discarica Siculiana, annullato per la seconda volta il sequestro

Le difese hanno dimostrato la piena legittimità dell'impianto sia sotto il profilo delle autorizzazione che del rispetto delle matrici ambientali

Pubblicato 5 mesi fa

 Il tribunale del Riesame di Agrigento ha annullato per la seconda volta il sequestro della discarica di Siculiana dei fratelli Catanzaro. Le difese ancora una volta hanno dimostrato la piena legittimità dell’impianto sia sotto il profilo delle autorizzazione che del rispetto delle matrici ambientali. I tre fratelli Catanzaro e la società erano difesi da avvocati Roberto Mangano, Angelo Mangione, Vincenzo Giacona, Riccardo Rotigliano, Antonella Paternó e Fabio Anile. 

Il provvedimento, secondo quanto aveva comunicato il procuratore Giovanni Di Leo, aveva chiuso una prima fase di indagini, compiute sin dall’anno 2018 dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Palermo, dirette dalla stessa procura, “circa le irregolarita’ tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini – si legge in una nota diffusa dal procuratore Giovanni Di Leo – di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica”. L’indagine, originata dalla raccolta e dall’ascolto “delle plurime segnalazioni provenienti da privati, enti e istituzioni, pubbliche e private, ha visto, nell’anno 2019, la esecuzione di una complessa attivita’ di acquisizione documentale, svoltasi parallelamente al conferimento di un incarico di consulenza tecnica collegiale finalizzata al vaglio dello stato, materiale e giuridico dell’impianto, della conformita’ degli impianti e delle relative autorizzazioni e concessioni, alla normativa tecnica in materia e degli effetti che si fossero eventualmente determinati o che potessero determinarsi sull’ambiente”. Nel 2020 era stato emesso un precedente provvedimento poi annullato per un vizio procedurale dal tribunale del riesame. Nei giorni scorsi il gip aveva rigettato la richiesta di uso della struttura e il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, aveva sollecitato la Regione a trovare una soluzione alla luce del fatto che la chiusura del sito aveva provocato il proliferare di discariche.

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