Giudiziaria

Mafia e scommesse a Licata, Corvitto lascia il carcere dopo un anno e mezzo 

L’imprenditore licatese è il personaggio chiave dell’intera inchiesta “Breaking Bet”, l’indagine che ha fatto luce sugli interessi della famiglia mafiosa di Licata nel settore delle scommesse online

Pubblicato 2 giorni fa

I giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, hanno sostituito la misura cautelare della custodia in carcere con quella meno afflittiva dei domiciliari con obbligo di braccialetto nei confronti di Vincenzo Corvitto, 51 anni, di Licata, imprenditore operante nel settore delle scommesse. Corvitto, dunque, lascia il carcere dopo un anno e mezzo. Accolta la richiesta dei difensori – gli avvocati Salvatore Pennica e Marco Ripamonti.

L’imprenditore licatese è il personaggio chiave dell’intera inchiesta “Breaking Bet”, l’indagine coordinata dalla Dda di Palermo ed eseguita dalla Dia di Agrigento, che ha fatto luce sugli interessi della famiglia mafiosa di Licata nel settore delle scommesse online. Corvitto è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, associazione a delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di intermediazione nella raccolta di gioco e anche estorsione.

Per gli inquirenti, Corvitto è la tipica figura dell’imprenditore colluso, contiguo agli interessi economici delle famiglie mafiose di Licata e Campobello di Licata. Corvitto, uscito indenne dall’inchiesta Totem da cui è stato assolto dal tribunale di Agrigento, avrebbe stretto un patto con Cosa nostra mettendo a disposizione le sue strutture societarie, assumendo persone vicine alle cosche e contribuendo al sostentamento dei detenuti in carcere in cambio di protezione mafiosa sul territorio che gli avrebbe garantito  un ruolo di monopolio nel settore. A Corvitto, inoltre, viene anche contestata una estorsione ai danni di un imprenditore del posto.

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