Agrigento

Pamela Villoresi col pugno alzato di Frida Kahlo

Pubblico in piedi per applaudire la grande attrice

Pubblicato 2 anni fa

Non molti gli spettatori ma alla fine tutti in piedi ad applaudire la Frida Kahlo di Pamela Villoresi in scena il 26 e 27 marzo al Teatro Pirandello. Dell’atto unico “Viva la vida” tratto dal bel libro di Pino Cacucci, l’interprete Villoresi (oggi direttrice artistica del Teatro Biondo di Palermo) insieme a Lavinia Mancusi (Chavela Vargas), Veronica Bottigliero (body painter), le scene di Maria Teresa D’Alessio, i costumi di Roberta Di Capua e Rosario Martone, il regista Gigi Di Luca (a cui si deve l’adattamento) vanno a comporre lo struggente monologo di una artista rivoluzionaria vissuta nel pieno di una rivoluzione messicana e nella pienezza di una vita sentimentale con Diego Rivera, altro sommo pittore-muralista.

Sono gli anni di Pancho Villa ma anche di altri grandi artisti come Weston, Leo Matiz, Alvarez Blanco, Tina Modotti (che ancora oggi fornisce lezioni di grande femminismo alle nostre attuali associazioncine femministe).

Celebrata in diverse mostre nazionali, attualmente a Trieste e Ancona, Frida Kahlo è una delle firme del manifesto della pittura rivoluzionaria, (insieme a Breton e Rivera) che Pamela Villoresi fa rivivere in tutta la sua estensione drammatica nel ricordo di colei che scrisse nei suoi diari: ”Ho nelle vene sangue di ebrei ungheresi e sangue di indios Taraschi, discendo da genti perseguitate e costrette alla fuga, sono figlia di una figlia nata dallo stupro di guerrieri avidi d’oro”.

Pamela Villoresi in poco più di un’ora ne percorre la vita travagliata e sofferta a causa di un incidente che la costrinse a vivere su  “una sedia di dolore”. Spirituale e materico si intrecciano nello spettacolo in maniera viscerale con impietose autoanalisi sulla “barbarie della vita”, sui tradimenti sentimentali, sull’adorabile “pancione di Diego”, uomo e artista di cui non poteva fare a meno nonostante i vicendevoli tradimenti. Anche per tutto questo Frida lasciò scritto “Ho provato ad affogare i dolori ma loro hanno imparato a nuotare”.

E poi quell’altra frase che “Viva la vida” assume come epigrafe:”Spero che la fine sia gioiosa e spero di non tornare mai più”.

Una settimana prima di morire a 47 anni, Frida Kahlo firmò il suo ultimo dipinto che raffigurava  delle grandi e rosse angurie sprizzanti vitalità e su una delle quali scrisse “Viva la vida”.

Che oggi Frida Kahlo sia tornata non ci sono dubbi malgrado lei non ne volesse sapere di tornare, non solo, addirittura imprime un senso alla pedagogia teatrale della nuova governance della Fondazione Pirandello che così intende perseguire “valori di destra e idee di sinistra” secondo il programma di quel Diego Fusaro che in campagna elettorale fu destinato  assessore alla cultura dell’amministrazione Miccichè ma poi defenestrato da altre alchimie politiche.

Oggi per utilizzare una nota terminologia Vaticana, Fusaro, “Gettato fuori dalla Porta di San Damaso rientra in Vaticano per l’Arco delle Campane”.

Quando si dice…la nemesi storica.

Ancora per la cronaca, Pamela Villoresi grande attrice strehleriana non ha mai avuto modo di recitare in una commedia di Pirandello. Ce lo conferma lei stessa quando siamo andati a trovarla in camerino per  portarle i saluti di Gaetano Aronica.

Foto di Diego Romeo

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