Favara di Burgio, la Regione respinge la richiesta di Aica: “L’acquedotto resta a Siciliacque”
Aica continua a sostenere che l'acquedotto e le fonti collegate siano della provincia di Agrigento e non possano essere fatturate: Palermo è di parere contrario
Ancora una volta la Regione Siciliana ribadisce con fermezza la propria posizione sulla gestione dell’acquedotto Favara di Burgio, respingendo la richiesta avanzata da Aica di trasferire l’infrastruttura all’Ati di Agrigento ritenendo la stessa una “risorsa endogena”.
In una nota ufficiale, il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti chiarisce che l’acquedotto non può essere considerato di “ambito” – come sostenuto da Aica – ma appartiene a un sistema sovraprovinciale interconnesso, e per questo deve restare nella gestione di Siciliacque. La Regione richiama innanzitutto il quadro normativo: l’acqua, sia superficiale sia sotterranea, è un bene demaniale appartenente all’intera collettività siciliana. Il dipartimento sottolinea inoltre che la concessione delle acque immesse nel Favara di Burgio è storicamente intestata all’ex Eas e oggi a Siciliacque, che corrisponde il canone alla Regione.
Secondo gli uffici la tesi di Aica non può essere accolta perché l’opera è parte integrante di un sistema idrico interconnesso che interessa cinque province, cioè Trapani, Palermo, Agrigento, Caltanissetta ed Enna.
Questo sistema consente di modulare le portate e gestire in modo centralizzato le emergenze idriche che periodicamente colpiscono il territorio. La gestione unica è ritenuta indispensabile per garantire stabilità nei rifornimenti, far fronte a guasti e siccità e ottimizzare la distribuzione delle risorse idriche a livello regionale.
La nota ricorda che proprio l’organizzazione sovraprovinciale ha permesso, negli ultimi due anni, di superare importanti crisi idriche, tra cui il prosciugamento del sistema Fanaco-Leone (2024), la crisi del sistema Ancipa (fine 2024) e la recente emergenza derivante dalla riduzione delle riserve del serbatoio Garcia (2025). In tutti questi casi il Favara di Burgio ha svolto un ruolo strategico all’interno della rete interconnessa.
La richiesta di Aica-Ati è quindi da respingere sia sotto il profilo tecnico che amministrativo perché il Favara di Burgio è parte di un sistema sovrambito e non può essere gestito per tronconi o da enti locali e perché Siciliacque gestisce legittimamente l’infrastruttura in base alla convenzione stipulata nel 2004 con la Regione.
L’unica strada che ora rimane ad Aica è quindi quella del ricorso alle vie legali soprattutto per ottenere tutte le somme già fatturate e che rendono ancora più pesante il già enorme debito verso il sovrambito.




