Lampedusa

Migranti, parroco di Lampedusa: “nessuna invasione, numeri gestibili”

“Dobbiamo smetterla di pensare che esistano essere umani di serie A e di serie B. Smetterla di trattare il fenomeno migratorio solo dal punto di vista economico, sanitario e in termini di sicurezza ma mai da quello di una vera accoglienza”. Don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa, è stanco. Stanco di sentire parlare di “invasione” ed […]

Pubblicato 3 anni fa

“Dobbiamo smetterla di pensare che esistano essere umani di serie A e di serie B. Smetterla di trattare il fenomeno migratorio solo dal punto di vista economico, sanitario e in termini di sicurezza ma mai da quello di una vera accoglienza”. Don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa, è stanco. Stanco di sentire parlare di “invasione” ed “emergenza migranti”.

“I numeri sembrano sproporzionati, eccessivi, solo se paragonati alla piccola comunità di Lampedusa – dice all’Adnkronos -, ma non di certo se si guarda all’Italia intera”. La nuova ondata di arrivi che in poche ore ha portato sull’isola oltre 2mila persone non lo sorprende. “I flussi sono regolati dalle condizioni meteorologiche – spiega -, ormai lo sappiamo bene, con il bel tempo le partenze aumentano. Quello che è successo ieri non è molto diverso da quello che accade in un normale giorno di maggio di un qualsiasi anno. Solo che oggi tutti sembrano essere stati presi alla sprovvista come se si fosse davanti a qualcosa di nuovo e improvviso e non a un fenomeno che si ripete uguale da decenni”.  Lo sa bene don Carmelo, che lo scorso anno ha aperto le porte della Casa della fraternità ai più deboli. “I primi di maggio abbiamo accolto i migranti lasciati sul molo a fare la quarantena e lo abbiamo fatto per tutta l’estate con i bimbi, le donne e i più fragili”. Ancora una volta le scene dei migranti lasciati stanotte all’addiaccio e per tutta la mattina sul molo Favaloro dopo l’arrivo colpiscono dritto al cuore. “Suscitano indignazione, ma per alcuni un’indignazione a tempo. Se lo stesso trattamento fosse stato riservato agli italiani avremmo assistito a ben altre reazioni”. C’è il rischio che i nuovi arrivi di massa possano generare tensioni sociali nella più grande delle Pelagie? “La comunità di Lampedusa non è esente da gruppi che fomentano odio sociale e da chi cavalca il fenomeno da un lato e dall’altro degli schieramenti politici – spiega – Di certo non può essere lasciata da sola, ma va anche ricordato che non è direttamente coinvolta nell’accoglienza dei migranti, né particolarmente disturbata dalla loro presenza”. Insomma, dice don Carmelo, gli sbarchi, sempre numerosi a Lampedusa, “non hanno mai compromesso la stagione turistica nell’isola”.  Al contrario, spiega il parroco, “chi è veramente è messo a disagio dalla cattiva gestione del fenomeno sono i migranti, sono loro i più vulnerabili”. Sottoposti “dopo il lungo viaggio e le violenze subite in Libia” a un altro calvario: la quarantena a bordo delle navi. “Altri quattordici giorni in mare, non il massimo del conforto psicologico per chi è reduce da violenze e torture”. Le navi quarantena, è la tesi del parroco, possono servire a smaltire l’affollamento dell’hotspot, ma “non sono una soluzione, spostano solo il problema di due settimane. Poi chi è a bordo deve, comunque, essere ricollocato”. Meglio allora utilizzare “le navi per spostare direttamente i migranti dal molo di Lampedusa ai centri sulla terraferma in cui fare la quarantena e utilizzare i costi enormi delle navi quarantena per un’accoglienza vera dei migranti”. Quello che manca per don Carmelo è “la volontà politica” di affrontare il problema. “Si punta a tenere buona l’opinione pubblica e si continua con politiche securitarie che non portano a niente se non ad altri morti e ad altre tragedie”, conclude. 

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