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Da Chieti in Sicilia: pronta strage per vendicare uccisione figlio

L'arresto di un uomo per quell'omicidio non era bastato a soddisfare il desiderio di vendetta del capo del clan, che aveva pianificato una strage

Pubblicato 3 ore fa



Dall’Abruzzo alla Sicilia per compiere una strage e vendicare l’assassinio del figlio: aveva questo in mente il capo del clan Scalisi di Adrano, ai piedi dell’Etna, secondo quanto emerso dalle indagini che hanno portato a dieci fermi il 16 settembre scorso e all’esecuzione la notte scorsa di 14 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e detenzione abusiva di armi, ricettazione, uso dei cellulari in carcere.

Le indagini, che riguardano un arco di tempo che va dall’ottobre 2023 fino al settembre 2025, hanno messo in luce non solo l’esistenza di un fiorente traffico di cocaina e marijuana ma anche estorsioni a imprenditori edili e agricoli, commercianti, proprietari terrieri e venditori ambulanti, accompagnate da intimidazioni come incendi di veicoli. Oltre a un kg tra cocaina e marijuana, sono state sequestrate tre pistole, mentre e’ stato accertato che alcuni detenuti comunicavano dal carcere utilizzando telefoni cellulari.

Il figlio diciassettenne del capo del clan venne ucciso a coltellate il 20 aprile scorso a Francofonte, nel Siracusano, nel corso di una rissa tra giovani. L’arresto di un uomo per quell’omicidio non era bastato a soddisfare il desiderio di vendetta del capo del clan, che aveva pianificato una strage che sarebbe dovuta avvenire a Francofonte gli ultimi giorni di settembre. Non e’ ancora chiaro chi fossero le persone da eliminare, ma e’ emerso che nella pianificazione erano stati coinvolti lo zio del ragazzo e alcuni appartenenti al nucleo familiare di quest’ultimo, tutti residenti a Chieti. Il padre-killer sarebbe dovuto partire dal centro abruzzese alla volta della Sicilia, e qui compiere la giustizia sommaria travestendosi da carabiniere, indossando una finta divisa fatte confezionare da un complice a Pescara: un furgone non munito di localizzatore satellitare era stato reperito per il viaggio di andata e ritorno da Chieti alla Sicilia.

L’uomo voleva crearsi un alibi recandosi a Chieti in occasione delle nozze dello zio con la compagna, previste per il 20 settembre scorso, per poi eseguire il delitto scendendo in Sicilia e risalendo in Abruzzo dopo l’esecuzione. A compiere la strage dove esserci anche il fratello, che si stava adoperando per trovare delle armi. Per l’esecuzione dei provvedimenti sono stati impiegati oltre 150 operatori appartenenti alle questure di Catania, Napoli, Caserta, Nuoro, Sassari, Pavia, Siracusa, Udine, Taranto e Chieti, i Reparti Prevenzione Crimine di Catania, Palermo e Siderno, le unita’ cinofile della Polizia di Stato di Catania, Palermo, Napoli e Ancona ed un elicottero del Reparto Volo di Palermo.

Oltre ai provvedimenti restrittivi sono state eseguite in contemporanea anche perquisizioni ad Adrano, Catania, nonche’ a Chieti e Pescara, con la collaborazione delle locali Squadre Mobili. Nell’abitazione del reggente del clan Scalisi sono stati trovati circa 550 grammi di cocaina, suddivisi in dosi, insieme a del materiale per la pesatura e per il confezionamento; nell’appartamento di un altro soggetto un revolver privo di matricola e mai denunciato. Nel garage dello zio a Chieti sono state recuperate e sequestrate due divise dalla foggia simile a quelle dell’arma dei carabinieri. 

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