“Picchiato e minacciato di morte per ritirare la querela”, disposto incidente probatorio
La vicenda, che ha portato a cinque arresti, riguarda il pestaggio di un 50enne nella villa comunale di Ravanusa
Il gip del tribunale di Agrigento, Alberto Lippini, ha disposto l’incidente probatorio nell’ambito dell’inchiesta sul pestaggio di un cinquantenne avvenuto lo scorso 12 ottobre nella villa comunale di Ravanusa. Accolta la richiesta del sostituto procuratore Annalisa Failla che aveva chiesto l’audizione delle persone offese per poter “cristalizzare” le prove. La vittima dell’aggressione, i familiari e un amico che lo aveva soccorso, saranno sentiti il prossimo 17 dicembre (rappresentati dall’avvocato Carmelo Pitrola). L’incidente probatorio serve ad anticipare la formazione della prova, prima dell’eventuale dibattimento, proprio per preservarne la genuinità.
La vicenda risale allo scorso 12 ottobre e ha già portato – nelle scorse settimane – a cinque arresti da parte dei carabinieri. Tre indagati – Giovanni Pio Galiano, 22 anni; Raffaele Mattia Avarello, 19 anni; e un minorenne – sono accusati di lesioni aggravate in concorso per aver partecipato attivamente al pestaggio. Ad altri due – Giuseppe Galiano, 48 anni, e Carmelo Marchese Ragona, 56 anni – viene contestato il reato di stalking. Tutti sono difesi dagli avvocati Calogero Meli e Salvatore Manganello. I giovani si sarebbero scagliati contro il cinquantenne picchiandolo anche con l’utilizzo di un tirapugni.
La vittima, con il volto tumefatto, riportò traumi sparsi e la frattura di diverse ossa. In quell’occasione venne preso a pugni anche una seconda persona, giunta in soccorso della vittima. Il cinquantenne riconobbe alcuni dei suoi aggressori e denunciò l’accaduto ai carabinieri. Dieci giorni più tardi arrivarono le minacce. Secondo quanto ricostruito, infatti, il padre di uno degli indagati e un conoscente avvicinarono un parente della vittima incaricandolo di comunicare al cinquantenne di ritirare la querela altrimenti “sarebbe accaduta una guerra”. Per questo motivo ai due – tornati in libertà dopo la pronuncia del tribunale del Riesame – viene contestato il reato di atti persecutori.




