Agrigento

Minacce per ritrattare accuse contro il boss Massimino? Collaborante sarà sentito in aula 

L’accusa nei loro confronti è quella di intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso

Pubblicato 1 anno fa

Sarà sentito il prossimo 24 maggio, con modalità del tutto peculiari considerato l’attuale stato di salute, il collaborante Antonino Mangione, personaggio già noto alle forze dell’ordine, che con le sue dichiarazioni a fortune alterne ha raccontato agli inquirenti presunte minacce ricevute da uomini vicini al boss Antonio Massimino al fine di ritrattare le accuse di abusi sessuali mosse nei confronti di quest’ultimo nell’ambito dell’inchiesta Kerkent. Accusa da cui peraltro Massimino è stato assolto in primo e secondo grado.

Sul banco degli imputati siedono Giuseppe Gallo, 51 anni, e Vincenzo Mendola, 50 anni, ritenuti “vicini” al boss di Villaseta Antonio Massimino. L’accusa nei loro confronti è quella di intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso. Il processo è in corso davanti i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara. 

I due agrigentini sono accusati di aver offerto una somma di 5mila euro al collaborante Antonino Mangione al fine di ritrattare le accuse di abusi sessuali nei confronti del boss Massimino. Gallo e Mendola, secondo l’accusa rappresentata dal pm Claudio Camilleri, avrebbero anche minacciato sia il Mangione che la moglie di quest’ultimo il 23 marzo 2019: “Ora ci sono io e a te e ai tuoi figli nessuno vi farà niente se vai a ritrattare tutto – avrebbero detto – Per te ci sono anche 5 mila euro, puoi pure denunciarmi. Io non ho paura di nessuno”. I due imputati sono difesi dagli avvocato Salvatore Pennica e Daniela Posante.

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