Agrigento

Open Arms, Procura Agrigento chiede convalida sequestro

Il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha chiesto oggi al gip la convalida del sequestro preventivo della nave Open Arms che da ieri è a Porto Empedocle. Sarà adesso il gip del Tribunale agrigentino a decidere entro dieci giorni se convalidare o meno il provvedimento di sequestro emesso dal Procuratore Patronaggio martedì pomeriggio, dopo un […]

Pubblicato 5 anni fa

Il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha chiesto oggi al gip la convalida del sequestro preventivo della nave Open Arms che da ieri è a Porto Empedocle. Sarà adesso il gip del Tribunale agrigentino a decidere entro dieci giorni se convalidare o meno il provvedimento di sequestro emesso dal Procuratore Patronaggio martedì pomeriggio, dopo un viaggio lampo a Lampedusa, dove è salito a bordo della nave con 83 migranti a bordo. Dopo poche ore gli 83 naufraghi hanno lasciato la nave. Ora si trovano tutti all’hotspot di contrada Imbriacola in attesa di conoscere i loro destini. Come scritto dal magistrato nel decreto di sequestro, i migranti sulla Open Arms, soprattutto dopo che una quindician di loro si sono gettati in mare per la disperazione, erano in “condizioni critiche“. Ecco perché è stato “necessario” il decreto di sequestro. 

Un provvedimento disposto per “ragioni di urgenza”. Patronaggio ha eseguito l’ispezione a bordo con due consulenti della Procura, tra cui una psicologa. Il magistrato nel provvedimento, parla di “ragioni di urgenza” che “non consentono di attendere un provvedimento di sequestro emesso dal giudice”. Perché “le persone a bordo si trovano in condizioni psicologiche assai critiche come risulta dall’ispezione eseguita a bordo della nave con i consulenti nominati, con pericolo per l’incolumita’ dei migranti, dell’equipaggio e delle forze di polizia che vigilano sulla sicurezza in mare”, si legge nel provvedimento. Da qui la decisione di emettere il decreto di sequestro della imbarcazione per il reato di omissione e rifiuto di atti di ufficio, articolo 328 del Codice penale. 

Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni”, dice l’articolo 328. Al momento il fascicolo è contro ignoti, perché il magistrato cerca di capire quali sia la catena di comando che ha portato a bloccare la situazione per tutti quei giorni davanti alle coste di Lampedusa. A testimoniare “l’evidente sovraffollamento” e “le pessime condizioni” in cui si trovavano i migranti a bordo della Open Arms non c’erano solo le perizie dei medici saliti sull’imbarcazione per accertare le condizioni igienico sanitarie, ma anche alcune immagini. 

Un fascicolo fotografico trasmesso lo scorso 17 agosto dalla Squadra mobile di Agrigento alla Procura della città dei templi. Diciannove foto a colori degli ambienti della nave, come ha spiegato il procuratore capo Luigi Patronaggio nel decreto di sequestro della nave dell’Ong spagnola firmato martedì, che restituiscono “nella loro immediata crudezza, più delle parole scritte, l’evidente sovraffollamento della nave e le pessime condizioni in cui si trovavano i migranti a bordo”. Sempre il 17 agosto, alle 20, a bordo dell’imbarcazione la Polizia giudiziaria effettua un’ispezione con personale medico in servizio presso gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera. “Il verbale dei medici – si legge nel decreto – dava atto che i migranti occupavano interamente il ponte della nave adagiati sul pavimento, avevano a disposizione due soli bagni alla turca (che utilizzavano anche come docce) e che i migranti apparivano provati fisicamente e psicologicamente, pur mostrandosi calmi e collaboranti”. Ora sarà il giudice per le indagini preliminari di Agrigento a decidere se convalidare o meno il sequestro deciso dal Procuratore di Agrigento Patronaggio. E intanto l’inchiesta prosegue.

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