Agrigento

Ordine degli architetti di Agrigento, Cimino: “Ripensare la città e le case”

Iniziamo dal bel gesto di donare all’ospedale una siringa per l’infusione controllata dei farmaci.  Un gesto che denota consapevolezza della gravità del momento ma anche una presa di coscienza che il futuro dell’architettura e degli architetti dovrà cambiare. Ecco, perché contro il coronavirus dovremmo ripensare case e città? “Questo Consiglio dell’Ordine, sin dal suo insediamento, […]

Pubblicato 5 anni fa

Iniziamo dal bel gesto di donare all’ospedale una siringa per l’infusione controllata dei farmaci.  Un gesto che denota consapevolezza della gravità del momento ma anche una presa di coscienza che il futuro dell’architettura e degli architetti dovrà cambiare. Ecco, perché contro il coronavirus dovremmo ripensare case e città?

“Questo Consiglio dell’Ordine, sin dal suo insediamento, oltre ad adottare politiche per il rilancio della figura dell’Architetto, ha iniziato un percorso nel sociale ritenendo, oggi più che mai, cha la figura dell’Architetto è di regia nelle attività delle nostre città. Se ben ricordiamo,  nel 2019 attraverso un progetto EducAgrigento, abbiamo fatto iscrivere la città di Agrigento con la sua amministrazione alla carta internazionale di Barcellona delle città educative. A tal proposito spiace registrare come l’Amministrazione non abbia attuato alcuna politica di utilizzo di questo importante strumento che avrebbe dato notevoli opportunità economiche, sociali e culturali alla nostra città. Ma andando al progetto EducAgrigento, nel maggio dell’anno scorso a fine manifestazione in piazza Don Minzoni ad Agrigento, alla presenza di circa 400 ragazzi delle scuole primarie di I grado e di II grado ed alla presenza del Cardinale di Agrigento, Montenegro ed il sindaco di Agrigento, abbiamo donato un defibrillatore ad una Associazione sanitaria del 118. Non potevamo, quindi, in questo momento di emergenza dare un nostro piccolo contributo, proporzionato alle nostre risorse, per i reparti operatori di rianimazione Covid19 di Agrigento e Sciacca. Proprio per far sentire che il mondo degli Architetti è vicino ai propri cittadini. Il momento che stiamo vivendo, lo ricorderemo fa i più bui della nostra storia ma, è proprio in questi momenti che occorre tanto riflettere non solo alla gestione dell’emergenza ma il futuro del Paese Italia. Il futuro sono i giovani, i cittadini, le imprese i professionisti che vivono nelle città. Occorre quindi a ripensare le nostre città in una correlazione diversa mettendo al primo posto l’ambiente. In queste settimane di intensa lettura di vari comunicati e di decreti ministeriali, ci accorgiamo come la non lungimiranza dei nostri governanti a volte imbarbariti da altre dinamiche, dimenticano che il governo di un territorio deve essere affidato all’Architetto che possa ripensare le nostre città e le nostre case. Su questa strada si sta muovendo con grande energia il nostro Consiglio nazionale degli architetti e la nostra Consulta regionale degli architetti, cercando un confronto giornaliero con chi oggi ha il potere di decidere il nostro futuro”.

Ai politici ignoranti che spesso vi hanno malamente utilizzato come riuscirete a far comprendere il cambiamento che chiedete visto che si tratterà di investire in un nuovo umanesimo architetturale.’

“Pur essendo “giovane” un quasi cinquantenne, posso affermare dai ricordi di gioventù che la politica è cambiata e forse non la si deve chiamare così, il politico è colui che ha le visioni del futuro, che crea le condizioni di sviluppo. Oggi non vedo politici ma governanti. Quando non si è in grado di trovare risorse per investire sulle città, sull’ambiente, sulle infrastrutture, sul turismo, sui nostri centri storici, possiamo affermare che i nostri governanti non hanno una visione ma gestiscono l’ordinario. Ecco che la burocrazia, altro fardello del nostro sistema, ne fa da padrona. Occorre parlare di architettura ed investire sull’architettura mettendo le città a servizio dell’uomo che nella città deve poter esprimere i propri bisogni di vita, di lavoro, di cultura di tempo libero”.

Si tratterà evidentemente di rendere sicuri i luoghi del vissuto quotidiano e andando ai dettagli agrigentini  quali accorgimenti progettuali saranno necessari soprattutto per Agrigento? — Insomma vi troverete dinanzi alla necessità di interazione con la sanità pubblica nel territorio che anch’essa  ha compreso il necessario cambiamento

“Agrigento è degli Agrigentini. Con questa affermazione che ho espresso ampiamente in altre interviste, intendo far comprendere come non possiamo affidare al caso le sorti della nostra città. In questi periodi di isolamento, ci siamo accorti dell’importanza degli spazi comuni che oggi sono totalmente abbandonati da una visione della città che è venuta a mancare. Visione che deve obbligatoriamente tradursi in progetti per la nostra città. In progetti che potevano partire da un Piano Regolatore che stenda a muovere i suoi passi, da un centro storico che stenda a partire ma che vede nell’Arcidiocesi l’unico motore pulsante di quella memoria storica e culturale della nostra città. Di un fronte a mare che risulta essere protetto solo dal mare. Di un parco della valle dei templi che non viene visto come città e non funge da cerniera fra i diversi quartieri ma, visto come una isola sperduta o un miraggio nel deserto. Bisogna immediatamente pensare alla mobilità urbana disincentivando l’utilizzo di macchine.  La differenziata va ripensata nel sistema di raccolta che vede le nostre vie sempre più sporche come anche, il verde pubblico ed il decoro urbano devono essere una priorità poiché in questo sistema è il punto nevralgico dell’igiene pubblica”. 

Si parla di distanze sociali e non di isolamento, una “raffinatezza” che richiederà nuove lezioni di educazione civica. Come pure la gestione dei flussi d’aria nelle abitazioni, tutti concetti  da reinventare.

“Le distanze o gli accorgimenti dettati dall’emergenza che, a mio personale parere non finirà con colpi di decreti, la si può pensare e mantenere in luoghi opportunamente pensati e manutentati. Occorre dar vita agli sportelli informatici sull’utilizzo delle risorse come Ecobonus, Sismabonus e sugli incentivi per il rifacimento dei prospetti per poter affrontare un piano di azione per risanare il nostro sistema abitativo. Ma in questo processo in cui tutto si è fermato, non possiamo pensare che , chi ci governa stia a guardare, sono necessarie misure a cascata di defiscalizzazione, di incentivazione per poter far investire i cittadini e le imprese”.      

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