Se l’Italia si desta da Agrigento in poi
Sindacalista agrigentina, impegnata in politica e nel sociale, ispettrice della PL Agrigento e fondatrice dell’Associazione “L’Italia si desta”. Qualche giorno fa in una riunione si si sono gettate le basi di questo movimento. Cosa vi lascia supporre questo clima elettorale che ancora una volta promette nulla di inedito? “Si. Attualmente sono dirigente nell’area socialista. La […]
Sindacalista agrigentina, impegnata in politica e nel sociale, ispettrice della PL Agrigento e fondatrice dell’Associazione “L’Italia si desta”. Qualche giorno fa in una riunione si si sono gettate le basi di questo movimento. Cosa vi lascia supporre questo clima elettorale che ancora una volta promette nulla di inedito?
“Si. Attualmente sono dirigente nell’area socialista. La mia idea come al solito parte dall’aver speranza nel futuro e sicuramente capisco che la crisi parte dall’alto. E questa crisi non è legata solo alle questioni locali ma ad un logorio che si è accumulato negli anni nella pratica della politica. Una politica che non si occupa più del popolo. Non all’economia e alla crescita del paese, alla società ma votata all’antagonismo e forse all’assolutismo”.
Però Agrigento continua ancora a sostenere questo apparato politico che ci ritroviamo. La città secondo lei è capace di prenderne coscienza?
“Agrigento deve prendere coscienza e capire soprattutto cosa vuole. Il sindaco da eleggere, evidentemente, ci rappresenta tutti ma questo sindaco deve essere messo nella possibilità di potere agire serenamente. Siamo in un clima di promesse elettorali che sappiamo benissimo non si potranno tutte mantenere se non ci sono radici solide che rischiano poi di essere travolte dalla solita politica clientelare”.
E’ d’accordo se diciamo che Agrigento ha paura di sbagliare e prosegue nel solito tran tran conservatore. Insomma applaude per timore di non avere capito, come spesso accade negli spettacoli teatrali.
“Intanto l’idea di questo coordinamento di scuola di politica che vorremmo avanzare con L’Italia si desta non nasce solo dalla critica di quello che si fa ad Agrigento ma investe tutto il Mezzogiorno che soffre e che è stato dimostrato dall’esperienza politica del Movimento 5Stelle. Il reddito di cittadinanza ne è stato il sintomo ma noi invece abbiamo bisogno di uscire dalla mentalità della sussistenza. I problemi si risolvono con le azioni cioè prendere coscienza di entrare nell’animo della crisi e mettersi in gioco apertamente perché se ci aspettiamo che siano gli altri a risolvere i problemi economici e del fare impresa, questo non accadrà mai e saremo semplicemente strumentalizzati”.
Tornando ai dettagli, recentemente ho intervistato il comandante dei vigili di Agrigento, Cosimo Antonica, che a chiare lettere auspicava una “nuova coscienza etica urbana”. Le sofferenze maggiori di voi che monitorate quotidianamente la città e la qualità della cittadinanza, quali sono?
“Agrigento è una città con un grande potenziale che però non è ancora riuscito a manifestarsi. Sicuramente a livello urbanistico la città andrebbe riqualificata. In che modo? Che sia soprattutto il cittadino ad innamorarsi della propria città e averne rispetto. Non solo lamentarsi. Bisogna riflettere sul fatto che noi non siamo mai pronti al cambiamento. Le nuove regole occorre fare in modo di soppesarle e accettarle per il bene della città. Noto un po’ di disfattismo mentre invece basterebbe poco a realizzare opere di urbanizzazione a cominciare dalle semplici strisce pedonali ai marciapiedi. Purtroppo i fondi non sono sufficienti a grandi opere…chissà si attende un’altra tornata elettorale. Diciamo che più che calcoli matematici e di potere, la città avrebbe bisogno di interventi solidi. Poi anche in previsione delle manifestazioni si dovrebbe allargare la possibilità di accesso agli organi preposti al traffico assicurando più servizi e controllo di Ps e Pg”.
Non pensa che in questa cornice che abbiamo fatto parlare di città della cultura sia un po’ azzardato?
“No, non penso. Agrigento dovrebbe essere ancora più pubblicizzata perché non è solo valle dei templi. Centro storico, cattedrale dovremmo conoscerle meglio”.
L’arcivescovo in una sua omelia lamentava l’indifferenza degli agrigentini verso la cattedrale. Tanto che poi fu realizzata una manifestazione con annessa processione religiosa.
“Appunto ci vorrebbe attenzione maggiore e il cittadino deve essere educato diversamente. Pochi per esempio conoscono le catacombe all’interno della chiesa della Madonna Addolorata. E poi il centro storico di cui ancora dobbiamo capire la ricchezza e gli investimenti che si possono fare. Va rivalutato dal punto di vista culturale e del folclore”.
Questo clima elettorale però non favorisce di dissotterrare il calumet della pace.
“Io non sono per dissotterrare il calumet della pace, sono la persona meno adatta, qui si deve lottare . Persino le “sardine”, apprezzabili, ma secondo me servono a poco. Sono scelte politiche legate a momenti occasionali. Oggi le proteste sono un fatto quotidiano. Io preferisco la platea dove si pianifica e ci si sente ascoltati Invece tutti noi dobbiamo rivalutarci come esseri, come risorse umane che poi magari emigrano e che ciononostante si sentono autorizzate a criticare i migranti che per motivi legati alle guerre invadono il nostro territorio. Siamo abituati a dare sentenze mentre per esempio il grano viene importato per errati motivi economici, legati all’Unione europea e non riusciamo in Sicilia a rivalutare la qualità agricola che abbiamo e mirare ad esportare il nostro prodotto”.
E chi glielo dice all’assessore e al ministro dell’Agricoltura?
“Ma chi glielo dice anche che il taglio dei vitalizi e il reddito di cittadinanza, per quanto giusto o sbagliato possano essere, non risolvono i problemi e a far risorgere l’Italia? Ecco perché si è deciso di fondare una scuola di politica decisa dalle volontà delle persone, col riunirsi in comitati per dibattere le esigenze, scegliere i nostri rappresentanti. Occorre la voglia di confrontarsi con idee positive di speranza, lottare per ricostruire. La politica per me deve avere l’obiettivo della conoscenza approfondita dei problemi e non dare tutto per scontato o delegato ad altri., senza martirizzare il lavoratore che è poi la persona che potrà spendere”.
Inevitabile a questo punto lo scontro col capitalismo becero o suicida.
“Certo, esiste il capitalismo becero per incapacità di organizzazione interna. Le scelte economiche bisogna saperle fare, ricordando quello che fu realizzato subito dopo la seconda guerra mondiale che ci portò a un periodo di benessere. La politica, purtroppo, cambia lentamente e lentamente trova i suoi equilibri”.