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Appalti e corruzione, coinvolti imprenditori e funzionari agrigentini: i nomi 

Diversi gli agrigentini, tra imprenditori e pubblici ufficiali, coinvolti nell'inchiesta Selinus

Pubblicato 1 anno fa

Sono sette tra imprenditori e funzionari regionali le persone indagate nell’inchiesta “Selinus”, coordinata dalla Procura di Marsala ed eseguita dalla Guardia di Finanza, su un presunto giro di corruzione, abuso d’ufficio e falso legato agli appalti del Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria. Tra loro anche l’ormai ex (si è dimesso poche ore fa) presidente del Parco Archeologico Valle dei Templi, Bernardo Agrò, e alcuni imprenditori e dipendenti pubblici di Favara, Canicattì e Ribera. 

Questo l’elenco degli indagati: Bernardo Agrò, 63 anni, presidente del Parco Archeologico Valle dei Templi; Tommaso Sciara, 62 anni, di Favara; Antonio Mortellaro Ferraro, 46 anni, funzionario regionale di Ribera; Vito D’Anna, 60 anni di Favara; Vincenzo D’Angelo, 47 anni di Partinico; Massimiliano Raia, 38 anni di Canicattì; Nicolò Castrò, 70 anni di Salemi ma residente ad Agrigento (unico a non essere raggiunto da misura interdittiva). 

Il gip Riccardo Alcamo ha disposto la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio nei confronti di Bernardo Agrò, Tommaso Sciara e Antonio Mortellaro Ferraro (9 mesi) e Massimiliano Raia (6 mesi). Misura interdittiva del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per Vito D’Anna, Vincenzo D’Angelo e Massimiliano Raia. 

L’inchiesta si basa su indagini delle Fiamme Gialle di Castelvetrano, avviate dall’estate del 2020, che, secondo l’accusa, hanno “consentito di accertare molteplici irregolarità nella concessione di appalti pubblici da parte dell’Ente archeologico” e “numerosi episodi illeciti a carico dell’allora direttore del Parco (Agrò), due funzionari regionali e tre privati imprenditori”. Secondo l’accusa a “fronte dell’assegnazione di pubblici lavori, gran parte dei quali attribuiti in somma urgenza ed attraverso uno strumentale utilizzo del Mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa), il responsabile dell’Ente percepiva dalle imprese affidatarie varie utilità, tra le quali opere di ristrutturazione presso abitazioni private nella disponibilità del Pubblico Ufficiale e di familiari di quest’ultimo, nelle Province di Palermo ed Agrigento, nonché interventi di trasloco, giardinaggio e disinfestazione presso i predetti domicili”. “Analoghe condotte corruttive”, contesta la Procura, “venivano rilevate a carico del funzionario di Favara, il quale, in qualità di Rup di vari appalti contestati dalla Guardia di Finanza, facilitava l’illecita assegnazione delle commesse a favore di talune ditte, da queste ricevendo utilità monetarie e l’assunzione lavorativa di propri familiari”. Tra gli episodi illeciti maggiormente significativi, la Procura di Marsala cita gli appalti legati ai lavori di adeguamento Covid-19 svolti al Museo del Satiro Danzante di Mazara del Vallo nel giugno 2020 e quelli relativi alla preparazione dell’evento di commemorazione dei Coniugi Tusa, tenutosi nel dicembre dello stesso anno presso l’area archeologica selinuntina.

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