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“Droga e telefonini in carcere”, empedoclino James Burgio non risponde al Gip

Ha preferito non rispondere alle domande del Gip, avvalendosi della facoltà concessa dalla legge, James Burgio, 28 anni, di Porto Empedocle, arrestato nell’ambito di un’inchiesta che ha visto scattare le manette per cinque persone, tra cui un un agente penitenziario, accusate di corruzione e commercio illecito di sostanze stupefacenti. James Burgio, che attualmente detenuto nel […]

Pubblicato 5 anni fa

Ha preferito non rispondere alle domande del Gip, avvalendosi della facoltà concessa dalla legge, James Burgio, 28 anni, di Porto Empedocle, arrestato nell’ambito di un’inchiesta che ha visto scattare le manette per cinque persone, tra cui un un agente penitenziario, accusate di corruzione e commercio illecito di sostanze stupefacenti.

James Burgio, che attualmente detenuto nel carcere di Augusta. Burgio sta scontando una condanna per un tentato omicidio avvenuto nell’estate 2018 al porto di Porto Empedocle (il processo d’Appello è cominciato quest’anno), ha nominato come difensori gli avvocati Pennica e Fiore.

A seguito dell’inchiesta su un presunto giro di droga e cellulari nel carcere dell’Ucciardone, il gip di Palermo ha firmato i provvedimenti di custodia cautelare in carcere anche  nei confronti dell’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Scafidi, del detenuto Fabrizio Tre Re, della moglie Teresa Altieri e di Rosario Di Fiore. Giuseppe Scafidi, Fabrizio Tre Re, Teresa Altieri e Rosario Di Fiore devono rispondere di corruzione; Tre Re e Burgio sono indagati anche per commercio illecito di sostanze stupefacenti. Secondo le indagini Giuseppe Scafidi, agente di polizia Penitenziaria sospeso dal servizio, in forza all’Ucciardone di Palermo, avrebbe accettato somme di denaro per introdurre uno smartphone e due miniphone all’interno del carcere.

 I tre dispositivi erano destinati al detenuto Fabrizio Tre Re, condannato con sentenza della Corte di Appello di Palermo per l’omicidio di Andrea Cusimano, in concorso con Calogero Pietro Lo Presti. Il delitto avvenne al mercato del Capo di Palermo nell’agosto del 2017. Scafidi avrebbe ricevuto la somma di 500 euro da Teresa Altieri, moglie di Tre Re, avvalendosi della mediazione di Rosario Di Fiore. La consegna dei telefonini al detenuto fu sventata grazie all’intervento del servizio investigativo della polizia penitenziaria che sequestro’ gli apparecchi. Attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali sono stati in oltre acquisiti ulteriori elementi di prova relativi ad un commercio illecito di sostanze stupefacenti. E’ stato, infatti, possibile documentare alcuni episodi in cui telefonini illecitamente introdotti in carcere sono stati utilizzati dai detenuti per la vendita di droga. Di uno di questi episodi si e’ reso responsabile lo stesso Tre Re che avrebbe trattato telefonicamente con James Burgio, detenuto nel carcere di Augusta, la vendita a dei complici in liberta’ di una partita di circa 5 chili di droga.

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