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La piazza di spaccio di Licata e quella partita di cocaina ordinata dal carcere

Una cessione di cocaina sarebbe stata organizzata con un cellulare dal carcere di Agrigento

Pubblicato 3 anni fa

Emergono nuovi particolari in seguito all’operazione dei carabinieri della Compagnia di Licata, guidati dal capitano Francesco Lucarelli, che ha portato all’esecuzione di quattro misure cautelari (due arresti e due obblighi di dimora) e allo smantellamento di una fiorente piazza di spaccio che si concentrava nella zona delle case popolari del grosso centro agrigentino. La Procura di Agrigento aveva chiesto – come scrive il quotidiano La Sicilia – altre quattro misure cautelari che però sono state rigettate dal Gip Alessandra Vella che non ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza. 

Uno dei particolari che emerge con forza dall’indagine è la cessione di una partita di cocaina a una donna attraverso il marito attualmente detenuto per altra causa nel carcere di Agrigento. Secondo quanto ricostruito dalle indagini ci sarebbe stato un cellulare utilizzato da due detenuti da cui sarebbe partito il messaggio per l’acquisto della droga. I due detenuti – Angelo Antona ed il catanese Nicola Castorina – non sono stati raggiunti da misura cautelare perché è ancora poco chiara la dinamica degli avvenimenti e – soprattutto – non è certo chi abbia realmente inviato l’sms. Su questo aspetto sono in corso ulteriori indagini. Nelle scorse settimane, peraltro, la Procura di Agrigento ha chiuso l’indagine a carico di tre detenuti accusati di aver utilizzato cellulari all’interno dell’istituto penitenziario.

L’indagine, iniziata tra il 2019/20, sviluppatasi attraverso attività investigative tecniche e con pedinamenti, ha permesso di cristallizzare numerosi episodi di spaccio di sostanze stupefacenti (hashish, marijuana e cocaina) e soprattutto un continuo via vai di acquirenti e consumatori, protetti da numerose “vedette” molto spesso minorenni.

Un mercato della droga attivo 24 ore su 24, dichiara il Capitano Francesco Lucarelli Comandante della Compagnia CC di Licata. L’attività nasce da una aggressione durante la quale un licatese fu tempestato dal lancio di oggetti sul suo balcone. Calmata la rissa, all’esterno di un’abitazione fu trovato un quantitativo di marijuana e partendo da questo spunto investigativo è stato dato il via alle indagini che hanno portato alle misure odierne. Un’attività a conduzione familiare, bambini utilizzati come vedette che avvisavano l’arrivo degli “sbirri”, mentre poi un ruolo fondamentale era quello delle donne che organizzavano le dosi da cedere. Molti giovani e meno giovani che si rifornivano, continua il capitano Lucarelli, tra questi anche un maestro di scuola di elementare”.

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