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Migranti, materassi a fuoco e fuga da centro accoglienza

Secondo quanto rende noto il sindacato Fsp Polizia, stati quasi tutti rintracciati.

Pubblicato 3 anni fa

Hanno appiccato il fuoco ad un cumulo di materassi per protesta all’interno del centro immigrati. Ingenti i danni causati alla struttura mentre alcuni Migranti nell‘hotspot di Pozzallo si sarebbero dati alla fuga , dando prova dell’origine del piano attuato.

Tutti in salvo i circa 120 ospiti , una ventina i minori presenti.

Prefettura e Questura stanno coordinando le operazioni di ricollocazione in altri centri di concerto con il Ministero dell’interno.

Durante i momenti più concitati 35 migranti erano riusciti ad allontanarsi, ma secondo quanto rende noto il sindacato Fsp Polizia, stati quasi tutti rintracciati.

“Ci vuole piu’ attenzione verso una particolare categoria di immigrati, quelli tunisini, che scappano dai propri paesi non per fame ma per mettere in atto attivita’ a delinquere”, dice il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna , che rivolge un accorato appello alle istituzioni di polizia. “L’attivita’ di quarantena per contatti con positivi li costringe a stare troppo a lungo in isolamento. E’ chiaro che i disordini si creano solo quando in struttura arrivano ceppi di Migranti di nazionalita’ tunisina. Si dovra’ studiare al piu’ presto una soluzione”, osserva.

In queste ore sono stati quasi tutti rintracciati i migranti. “E’ certamente il problema minore di fronte all’ennesimo caso che testimonia il gravissimo pericolo rappresentato da una situazione esplosiva, come è la gestione dei migranti specialmente in questo periodo dell’anno, e più che mai con l’emergenza sanitaria in corso”. Lo afferma Valter Mazzetti, segretario Generale Fsp Polizia. “È veramente un miracolo che nessuno sia rimasto ferito – aggiunge Mazzetti -, ma non possiamo continuare ad affidarci alla buona sorte. Ripetiamo da sempre che il governo può adottare in tema di immigrazione la politica che ritiene migliore, ma poi deve essere in grado di reggerla e di darle seguito, senza che ciò significhi mettere in discussione la sicurezza di tutti. È ora di trovare altre risposte, perché i colleghi impegnati su questi fronti sono ormai stremati da turni massacranti, condizioni di lavoro proibitive, rischi davvero troppo elevati”.

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