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Migranti morti assiderati a Lampedusa, fermato presunto scafista

Lo scorso 25 gennaio 7 migranti bengalesi morirono per ipotermia durante la traversata

Pubblicato 4 anni fa

Nella tarda serata di ieri la Squadra Mobile di Agrigento ha eseguito il fermo, disposto dai pm Gloria Andreoli e Paola Vetro, di S.S.M., 39 anni, di nazionalità egiziana, in quando “gravemente indiziato di essere lo “scafista” che ha guidato il 25 gennaio scorso l’ imbarcazione con 287 cittadini extracomunitari nelle acque di Lampedusa, provocando la morte per ipotermia di ben 7 cittadini bengalesi”.

L’ indagato , la cui posizione verrà sottoposta al vaglio del competente GIP di Agrigento, dovrà rispondere di favoreggiamento della immigrazione clandestina e di omicidio colposo plurimo. Il Procuratore Luigi Patronaggio, che ha coordinato le indagini, rivela che l’indagato “era già stato indagato per favoreggiamento della immigrazione clandestina e che il “carico umano” da lui condotto era composto da cittadini di varie etnie con prevalenza di cittadini bengalesi” Sette cittadini bengalesi, costretti a viaggiare in condizioni disumane, sono deceduti per ipotermia nonostante il tempestivo intervento di soccorso di una unità navale della GdF.

Il “carico umano” , secondo le prime ricostruzioni, era partito dalle coste libiche ed era stato affidato a professionisti egiziani. “Non è la prima volta che i trafficanti di essere umani libici affidano i migranti a cittadini tunisini o egiziani per affrontare la traversata del Canale di Sicilia, ultimo segmento del lungo itinerario della tratta che si diparte dall’Africa subsahariana, dal Centro Africa, dal Corno d’Africa e dall’Oriente Indiano“, dice Patronaggio.

Il presunto scafista era anche destinatario di una condanna definitiva, per il medesimo reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, commesso nel settembre del 2011 a Pozzallo. Contestualmente la stessa Squadra Mobile ha eseguito altri due ordini di carcerazionenei confronti di due cittadini tunisini, giunti irregolarmente nel territorio dello Stato, il primo condannato per i reati di violenza sessuale, atti persecutori, minacce ed il secondoper reati di falso contro la fede pubblica. Dopo le formalità di rito, i soggetti sono stati condotti in carcere ad Agrigento.  

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