Agrigento

Migranti, procuratore aggiunto Vella: “Da Tunisia fuggono anche benestanti”

“La rotta tunisina è sempre stata presente, fin dal 2011, dall’avvento delle Primavere Arabe. In questi anni, le partenze dalla Tunisia erano diminuite rispetto a quelle dalla Libia; fenomeno che, dall’anno scorso, ha registrato invece un’inversione di tendenza”. Salvatore Vella, procuratore aggiunto di Agrigento, interviene a “Il mattino di Radio 1” sull’immigrazione e gli sbarchi […]

Pubblicato 4 anni fa

“La rotta tunisina è sempre stata
presente, fin dal 2011, dall’avvento delle Primavere Arabe. In questi anni, le
partenze dalla Tunisia erano diminuite rispetto a quelle dalla Libia; fenomeno
che, dall’anno scorso, ha registrato invece un’inversione di tendenza”.

Salvatore
Vella, procuratore aggiunto di Agrigento, interviene a “Il mattino di
Radio 1” sull’immigrazione e gli sbarchi nel Mediterraneo.

“Questo avviene probabilmente perché resta
di grande difficoltà la realtà socio-economica tunisina, per l’incertezza
politica. Stiamo registrando da questa parte del Mediterraneo che i migranti
che arrivano dalla Tunisia non appartengono più soltanto ai ceti poveri ma
stanno arrivando famiglie, persino di condizione agiata. Questo dato fa sì che
l’immigrazione tunisina sia del tutto diversa, come caratteristiche, da quella
libica, nella quale è assolutamente evidente la presenza di organizzazioni
criminali ben strutturate che utilizzano la violenza anche a livelli molto
alti, e questo lo constatiamo anche guardando i corpi dei migranti che
arrivano. La migrazione dalla Tunisia, invece
– ha
proseguito il procuratore aggiunto di Agrigento ai microfoni de “Il
mattino di Radio 1” – sembra avere
una qualità diversa, artigianale, coi migranti che vengono trasportati da
organizzazioni che hanno nei loro confronti un’attenzione diversa rispetto a
quello che i libici chiamano ‘merce umana’”. “Uno sfruttamento
diverso dei migranti che vengono imbarcati, per viaggi che sono meno pericolosi
nonostante purtroppo continuino a esserci morti nel Mediterraneo. Eravamo
abituati
– sottolinea Salvatore Vella – a
partenze dalla Libia quasi gestite da multinazionali del crimine, con
imbarcazioni riempite all’inverosimile, con centinaia di persone ammassate, che
poi provocavano autentiche tragedie del mare. Dalla Libia, la paurosa crisi
economica che stanno vivendo, e che probabilmente il Covid può avere
accelerato, abbiamo visto imprenditori della pesca, cioè pescatori veri, con
pescherecci dotati delle attrezzature da pesca, che “arrotondano”,
per cosi dire, trasportando anche uomini. Che pagano il viaggio in anticipo e
in contanti, così che questo traffico illegale, criminale diventa per questi
pescatori, nel momento di grave crisi, una fonte di reddito sicura. Questa
nuova modalità è più complicata da contrastare e reprimere
– ha concluso il
procuratore aggiunto di Agrigento –
perché visti dalle nostre motovedette, della Guardia costiera, della Guardia di
Finanza e dalle navi della Marina Militare, a una osservazione esterna queste
imbarcazioni sono, a tutti gli effetti, dei pescherecci, con tanto di barchini
per la pesca con le reti. Quindi fino a quando migranti, che vengono nascosti
sotto riva, non vengono fuori, diventa difficile distinguerli rispetto ai
pescherecci tunisini o italiani, legali, compresi quelli di Lampedusa e Porto
Empedocle, che hanno strutture molto simili”
.

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