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Poliziotto sparò e uccise il figlio a Raffadali, Cassazione conferma carcere

Viene così confermato anche l'impianto accusatorio sostenuto dalla Procura di Agrigento che contesta la premeditazione dell'omicidio

Pubblicato 2 anni fa

La Corte di Cassazione, rigettando il ricorso avanzato dalla difesa, ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di Gaetano Rampello, 57enne poliziotto di Raffadali, per l’omicidio del figlio Gabriele Vincenzo, ucciso lo scorso febbraio con diversi colpi di arma da fuoco in piazza Progresso. Viene così confermato anche l’impianto accusatorio sostenuto dalla Procura di Agrigento che contesta la premeditazione dell’omicidio.

Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Daniela Posante, l’omicidio non è stato pianificato ma è stato conseguenza di un vero e proprio “corto circuito” avuto dal poliziotto dopo una lunga lista di “angherie” subite.

Per gli inquirenti, invece, il delitto è stato premeditato e ci sarebbe più di un dubbio sulla genuinità della confessione resa da Rampello dopo essere stato arrestato dai carabinieri. L’arma, contrariamente a quanto riferito da Rampello, era pronta all’uso e dal video non emerge il tipico movimento della messa del colpo in canna.

Così scriveva il gip: “Non appare credibile quanto riferito in ordine all’estemporaneità del gesto omicidio – scrive il gip nel provvedimento – militando in senso contrario plurimi elementi che si pongono in posizione di convergenza e consentono di escludere che l’uomo abbia agito d’impeto, colto dall’ira nel corso dell’ennesima violenta discussione avuta con il figlio affetto da disturbi psichiatrici”.

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