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Sea Watch, motivazioni Cassazione: “Carola Rackete ha rispettato dovere soccorso”

Correttamente in base alle disposizioni sul “salvataggio in mare”, la comandante della Sea Wacht Carola Rackete e’ entrata nel porto di Lampedusa perche’ “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro” . Lo afferma la […]

Pubblicato 4 anni fa

Correttamente in base alle disposizioni sul “salvataggio in mare”, la comandante della Sea Wacht Carola Rackete e’ entrata nel porto di Lampedusa perche’ “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro” . Lo afferma la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi di conferma del ‘no’ all’arresto di Rackete con l’accusa di aver forzato il blocco navale della motovedetta della Gdf per impedirle l’accesso al porto. Secondo gli ermellini legittimamente e’ stata esclusa la natura di nave da guerra della motovedetta perche’ al comando non c’era un ufficiale della Marina militare, come prescrivono le norme, ma un maresciallo delle Fiamme Gialle. Dunque Rackete ha agito in maniera “giustificata” dal rischio di pericolo per le vite dei migranti a bordo della sua nave. 

Non puo’ essere qualificato ‘luogo sicuro, per evidente mancanza di tale presupposto, una nave in mare che, oltre ad essere in balia degli eventi meteorologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone soccorse” , come quello di fare “domanda per la protezione internazionale”. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni del ‘no’ all’arresto della comandante della Sea Wacht Carola Rackete entrata di forza nel porto di Lampedusa per far sbarcare i migranti salvati dal naufragio in acque Sar al largo della Libia. Gli ermellini ricordano che “la nozione di ‘luogo sicuro ‘ non puo’ essere limitata alla sola protezione fisica delle persone ma comprende necessariamente il rispetto dei loro diritti fondamentali”.

SALVINI. “Se e’ vero quello che leggo – che si puo’ speronare una nave della guardia di Finanza con a bordo cinque militari della guardia di Finanza -, e’ un principio pericolosissimo per l’Italia e per gli italiani. Perche’, un conto e’ soccorrere dei naufraghi in mare, che e’ un diritto o dovere per chiunque, un conto e’ giustificare un atto di guerra. Perche’, se io, in Germania, speronassi una nave militare tedesca, penso che giustamente sarei messo in galera. Mi leggero’ la sentenza: se cosi’ fosse, sarebbe un pericoloso precedente perche’ da domani chiunque si sentirebbe titolato a fare quello che non va fatto”. Cosi’ il segretario leghista Matteo Salvini ha commentato le motivazioni della sentenza con cui la Cassazione sanci’ la legittimita’ della decisione del gip di Agrigento di non convalidare l’arresto della capitana della Sea Watch Carola Rackete.

LA DIFESA. La motivazione della sentenza con la quale la Corte suprema ha confermato la piena legittimità della condotta tenuta da Carola Rackete nel luglio scorso quando, per porre fine alle sofferenze dei naufraghi che aveva bordo, attraccò nel porto di Lampedusa, costituisce un punto di riferimento decisivo per valutare la materia dei soccorsi in mare. L’avevamo detto e scritto contrastando le opinioni della Procura: quell’attracco costituiva l’esito obbligato dell’adempimento di un dovere fondato su norme internazionali e nazionali, necessitato dalle condizioni dei naufraghi a bordo, divenute drammatiche. Il soccorso non si esaurisce nel salvataggio in mare, ma quando è garantito un porto sicuro nel quale siano assicurati i diritti dei naufraghi.La pronuncia della Corte ripristina il primato della libertà personale e impone la necessità che la stessa polizia giudiziaria limiti i propri poteri coercitivi di fronte alla ragionevole sussistenza di una causa di giustificazione. E dunque quell’arresto era illegittimo.Non si riservano le manette a coloro che hanno il solo merito di aver salvato vite in mare.Valga questa pronuncia anche ad ammonire coloro che ancora fanno resistenza all’abrogazione di quei decreti sicurezza, che costituiscono un insulto alle ragioni del diritto. Ogni norma che sia espressione della scellerata politica dei porti chiusi va cancellata. Chi ancora ipotizza di avere le Ong nel mirino come capro espiatorio della complessità del tema delle migrazioni fa un’operazione ipocrita e inaccettabile. Un’attenta lettura della sentenza della Cassazione consente di comprendere come non si possa rimediare a questi mostri normativi, mantenendone l’impianto e limitandosi ad una mera riduzione delle abnormi sanzioni.

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