Agrigento

Servizio idrico, la sopravvivenza di AICA dipende dai Comuni, ma la politica che intenzioni ha?

Sono passati poco più di 50 giorni dalla partenza di AICA, l’azienda speciale consortile che ha preso il posto di Girgenti Acque, dichiarata fallita, nella gestione del servizi idrico integrato in provincia di Agrigento. Quale è lo stato delle cose ad oggi? Volendo fare un primo bilancio di attività, quale giudizio si potrebbe dare sulla […]

Pubblicato 3 anni fa

Sono passati poco più di 50 giorni dalla partenza di AICA, l’azienda speciale consortile che ha preso il posto di Girgenti Acque, dichiarata fallita, nella gestione del servizi idrico integrato in provincia di Agrigento.

Quale è lo stato delle cose ad oggi? Volendo fare un primo bilancio di attività, quale giudizio si potrebbe dare sulla nuova azienda?

Difficile farlo, perché qualsiasi giudizio si voglia esprimere bisogna tener conto di un un fatto essenziale: AICA è partita senza un euro in cassa!

Questo è il dato di fatto, questo condiziona l’attività della neonata consortile.

Non bisogna dimenticare che AICA è nata solamente dopo un finanziamento di 10 milioni erogato dalla Regione Siciliana, una somma che è stata partorita con legge dell’Ars n. 22 del 3 agosto e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana n. 34 del 6 agosto 2021.

Ma non si tratta di soldi ‘regalati’, o come si dice in questi casi ‘a fondo perduto’.

All’articolo 2, infatti, si specifica che “le somme di cui al comma 1 sono erogate ai Comuni facenti parte dell’Aica in rapporto alla popolazione residente e sono rendicontate e recuperate in cinque anni, sulla base di un dettagliato piano finanziario di rimborso annuale approvato dal Consiglio comunale”.

Dunque è un prestito. Un prestito che deve essere restituito e che deve essere approvato da tutti i consigli comunali dei 33 comuni che hanno costituito la consortile.

Cosa significa tutto questo? Due cose almeno. La prima è che al momento AICA non ha ‘beccato’ un euro del tanto enfatizzato aiuto della Regione. La seconda è che fin quando tutti i consigli comunali non approveranno tale finanziamento della Regione, non arriverà un soldo.

Ora, bisogna ricordare che, al momento solo 5 consigli comunali su 33 hanno trovato il tempo (o la voglia?) di riunirsi per l’approvazione. E’ chiaro che dietro possono esserci strategie politiche, è chiaro anche che l’approvazione di tale prestito è come dare il via libera a una sorta di indebitamento dei vari comuni, ma sono stati i comuni stessi ad approvare la nascita della consortile e dunque sono loro che devono trovare la soluzione per consentire ad AICA di poter sopravivere.

Quale soluzione? Approvare con urgenza il piano di rimborso finanziario e dare così il via libera al finanziamento regionale. Senza quei 10 milioni di finanziamento AICA è, con molta probabilità, destinata a morire. E’ chiaro che la consortile deve andare avanti con le proprie gambe e autofinanziarsi, ma quei 10 milioni sono stati la condizione essenziale per poter far nascere AICA, sono stati promessi ed è giusto che arrivino.

Certo che la Regione avrebbe potuto erogare la somma con modalità differenti e assicurare sin da subito i soldi necessari all’azienda, ma ormai è andata. Resta ai consigli comunali la responsabilità di tutto.

Se AICA riuscirà ad avere quei soldi potremo dire di aver dato il via ad un nuova fase con la ripubblicizzazione dell’acqua, e consentire alla consortile di sopravvivere, nelle more che la fatturazione delle bollette, e tutti gli altri canali di autofinanziamento, vadano a pieno regime. Altrimenti ci troveremo tra pochi mesi nuovamente con una azienda probabilmente fallita e con un servizio idrico al collasso.

Intanto AICA, per conto suo, sta lavorando a 360 gradi. Ha nominato un CdA (con profili di alto livello), un direttore generale, ha affidato il servizio di stampa e recapito bollette, ha stipulato accordi con vari comuni dell’agrigentino che eseguono interventi di manutenzione ordinaria, nelle more che AICA diventi pienamente autonoma e operativa, ha riorganizzato il personale (che peraltro sta continuando a lavorare nonostante quasi due mensilità non pagate), ha emanato un bando per la nomina del collegio dei revisori dei conti e ha ultimato la procedura per l’attivazione del sistema di pagamento PagoPa che consente a tutti di pagare le bollette presso tutte le ricevitorie e uffici postali.

Tutto in attesa che la politica decida di decidere cosa fare di AICA, se deve vivere o morire.

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