Migranti: minori vendute e riti voodoo, 5 trafficanti arrestati (ft e vd)
Operazione “Route 385”: è il nome dato al blitz dalla polizia di Stato di Catania, che, su delega della Direzione distrettuale antimafia etnea, ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di cinque nigeriani, tre uomini e due donne, arrestati con le di accuse, in concorso con altre persone, allo stato non identificate in Nigeria […]
Operazione “Route 385”: è il nome dato al blitz dalla polizia di Stato di Catania, che, su delega della Direzione distrettuale antimafia etnea, ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di cinque nigeriani, tre uomini e due donne, arrestati con le di accuse, in concorso con altre persone, allo stato non identificate in Nigeria e in Libia, dei reati di tratta di persone pluriaggravata (dalla transnazionalità del reato, dall’aver agito ai danni di minori, di aver esposto le persone offese ad un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica, di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato nonchè di sfruttamento della prostituzione.
Gli arrestati sono Ehimwenma ‘Christ’ Osagie, di 36 anni, le sorelle Naomi e Susam Ikponwmasa, rispettivamente di 39 e 34 anni, Loveth Omoregbe, di 28, e Lawrence Ogbama, quest’ultimo bloccato a Roma.
Sono accusati di tratta di persone pluriaggravata, favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. L’indagine
trae origine dalle dichiarazioni di una minorenne nigeriana arrivata in Italia
dopo essere stata reclutata nel suo paese, che ha trovato il coraggio di ribellarsi
e denunciare i trafficanti.
Questi ultimi erano in contatto con le sorelle Ikponwmasa, residenti in Italia da diverso tempo, che obbligavano le giovani connazionali a prostituirsi anche sotto la minaccia di riti vodoo.
Le minori venivano fatta
prostituire anche sulla prostituzione nigeriana sulla statale 385, da qui il
nome dell’operazione. L’indagine ha preso avvio dalle dichiarazioni di una
giovane nigeriana che, reclutata nel paese di origine, giunta in Italia quale
minore straniera non accompagnata, è stata destinata alla prostituzione e, che,
dopo diversi mesi di sfruttamento, è riuscita a sottrarsi ai propri
trafficanti.
Dal dettagliato racconto
della giovane è emerso che era oggetto di una più ampia operazione economica
realizzata da due sorelle nigeriane che, ormai residenti in Italia da diversi
anni, avevano avviato una fiorente attività economica nel settore della tratta
di esseri umani. Le due donne, grazie ai complici in Nigeria e Libia,
reclutavano giovani connazionali da avviare alla prostituzione, appropriandosi
dei loro guadagni, percepiti grazie anche al rito voodoo cui facevano
sottoporre le vittime prima della partenza.
Uno degli
indagati, dimorante a Tivoli, ha dato loro un contributo essenziale occupandosi
del prelievo delle ragazze dalla struttura ove venivano collocate all’arrivo,
dell’avvio dell’iter burocratico per il rilascio del permesso di soggiorno per
poi trasferirle alle due sorelle dimoranti in Catania.
In particolare Naomi era già stata condannata in passato per le stesse accuse. Il racconto della minorenne nigeriana e di altre sue giovani connazionali costrette a prostituirsi per strada, ha consentito agli investigatori di ricostruire i dettagli della tratta e di individuare i componenti dell’organizzazione. Le vittime sono state trasferite in comunità protette.
Dal racconto
della vittima è emerso che la giovane aveva viaggiato ed era giunta in Italia
insieme a un’altra ragazza vittima pure lei degli stessi trafficanti.
poliziotti hanno identificati anche l’altra giovane e acquisito ulteriori elementi
a sostegno delle dichiarazioni rese permettendo di entrare all’interno del
mercato della prostituzione nigeriana su strada lungo la statale 385.
La giovane
vittima infatti, era in contatto con numerose prostitute, molte delle quali
vittime e, soprattutto era in contatto con uno degli attuali indagati che,
oltre ad occuparsi personalmente di tratta di esseri umani, aveva il controllo
delle postazioni lavorative delle prostitute in un preciso tratto della statale
385 ed amministrava le postazioni, concedendole a varie prostitute in cambio di
un corrispettivo mensile di circa 100 euro, facendosi coadiuvare da sue vittime
di tratta o da altre prostitute.