Agrigento

Sea Watch, la capitana Carola Rachete: “Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa”

“Io voglio entrare. Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa. Sto aspettando cosa dirà la Corte europea dei diritti dell’uomo. Poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì”. Lo dice in un’intervista Carola Rackete, capitana tedesca della Sea Watch con a bordo 42 migranti salvati in mare. Rackete rischia l’accusa per […]

Pubblicato 5 anni fa

Io voglio entrare. Entro nelle acque italiane e li porto in salvo a Lampedusa. Sto aspettando cosa dirà la Corte europea dei diritti dell’uomo. Poi non avrò altra scelta che sbarcarli lì”. Lo dice in un’intervista Carola Rackete, capitana tedesca della Sea Watch con a bordo 42 migranti salvati in mare. Rackete rischia l’accusa per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, di associazione a delinquere, una multa e la confisca della nave.

“Io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più. Quanti altri soprusi devono sopportare? La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto”, afferma la capitana. Quanto alla condizione dei naufraghi, “sono disperati. Qualcuno minaccia lo sciopero della fame, altri dicono di volersi buttare in mare o tagliarsi la pelle. Non ce la fanno più, si sentono in prigione. L’Italia mi costringe a tenerli ammassati sul ponte, con appena tre metri quadrati di spazio a testa”. A bordo ci sono anche minorenni, “tre ragazzi di 11, 16 e 17 anni. Non stanno male, ma in Libia hanno subito abusi – racconta Rackete -. Il 14 giugno ho fatto richiesta al Tribunale dei minorenni di Palermo perché prendesse in carico il loro caso. Non mi ha risposto nessuno”.

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