Caltanissetta

Furto in gioielleria: cinque arresti (foto)

Stamattina i poliziotti del Commissariato di pubblica sicurezza di Gela hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip presso il Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Gela guidata da Fernando Asaro, nei confronti di cinque gelesi. L’operazione è stata denominata “Boomerang”. Sono stati condotti in carcere: Michael Smecca e Carmelo Martines, entrambi […]

Pubblicato 5 anni fa

Stamattina i poliziotti del Commissariato di pubblica sicurezza di Gela hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip presso il Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica di Gela guidata da Fernando Asaro, nei confronti di cinque gelesi.

L’operazione è stata denominata “Boomerang”.

Sono stati condotti in carcere: Michael Smecca e Carmelo Martines, entrambi di 23 anni, e Giacomo Di Noto, di 39 anni. Ai domiciliari Angelo Lombardo e Dario Gagliano, di 21 e 30 anni. Con l’ordinanza è stato disposto anche il sequestro preventivo di beni e denaro.

Michael
Smecca e Carmelo Martines, e Angelo Lombardo, sono indagati per furto aggravato
in concorso, per aver distrutto la vetrata antisfondamento della gioielleria
“Gioielli Rachele” ubicata a Gela in Corso Vittorio Emanuele e, dopo essersi
introdotti all’interno, per essersi impossessati di numerosi gioielli e
orologi, del valore complessivo di circa euro 77.000.

Dario Gagliano e Giacomo Di Noto, sono indagati per ricettazione in concorso, per aver ricettato i gioielli e gli orologi rubati e per estorsione in concorso, per aver costretto i titolari della gioielleria a pagare il prezzo di circa euro 7.000,00 per riottenere quanto a loro sottratto nel corso del furto.

L’indagine,
rapidamente avviata e coordinata dalla Procura della Repubblica di Gela, è
stata svolta dagli agenti della Polizia di Stato del Commissariato di pubblica
sicurezza a seguito del furto avvenuto nelle prime ore dell’11 marzo di
quest’anno presso la gioielleria “Gioielli Rachele”, ubicata a Gela in
C.so Vittorio Emanuele. Tre persone, mediante l’utilizzo di una mazza da
carpentiere, mandarono in frantumi i vetri antisfondamento di una vetrina
d’esposizione della gioielleria, riuscendo a penetrare all’interno, trafugando
numerosi gioielli per un valore stimato in circa 77.000 euro.

Nonostante
i malviventi fossero travisati, con l’evidente scopo di evitare di essere
riconosciuti nei filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza a circuito
chiuso di cui è dotata la gioielleria depredata, grazie alla paziente disamina
dei filmati registrati da altre telecamere, sia del sistema di video
sorveglianza cittadino che da video sorveglianze di privati, gli investigatori
hanno individuato il percorso di fuga dei suddetti, fino all’abitazione di uno
di questi, segnatamente il sopra menzionato Smecca.

Grazie
alle intercettazioni telefoniche e ambientali, si è avuto modo di percepire
come le vittime del reato, tramite un familiare, avessero avviato una
trattativa per avere restituiti i gioielli trafugati.

La
circostanza ha consentito agli investigatori di ampliare le indagini al fine di
individuare i soggetti coinvolti e verificare l’ipotesi di reato di estorsione,
quale prezzo pagato dalle vittime per rientrare in possesso della refurtiva.

Le
intercettazioni hanno svelato, allo stato delle indagini, l’avvenuto pagamento
di una somma di denaro da parte delle vittime per rientrare in possesso degli
oggetti depredati, quantificata in circa 10.000 euro, e la dazione in regalo di
un orologio, del valore di euro 1.700, al Di Noto per il suo interessamento.

Inoltre, l’A.G., nell’ambito della medesima misura cautelare, così come richiesto dalla Procura della Repubblica di Gela, ha disposto il sequestro preventivo dell’orologio marca “Hamilton” e della somma di denaro di euro 10.400, ovvero il sequestro per equivalente sui beni di proprietà di Dario Gagliano e Giacomo Di Noto, fino a concorrenza del valore di euro 10.400.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il commerciante dopo essere tornato in possesso di parte della refurtiva, ottenuta dopo il pagamento del riscatto, avrebbe cercato di eludere le indagini. “Il titolare invece di correre verso lo Stato – ha detto il Procuratore Asaro durante la conferenza stampa – preferisce andare dall’amico e cercare la refurtiva in altro modo”. Durante la conferenza stampa Asaro ha sottolineato che la realizzazione di un impianto di sorveglianza cittadino permetterebbe agli inquirenti di poter svolgere le indagini celermente. 

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