Cultura

“Odessa Steps. La Scalinata Potëmkin fra cinema e architettura”, progetto espositivo del polo universitario di Agrigento

Ad un anno esatto dall’inizio dei conflitti in Ucraina i riflettori del Polo Universitario si accendono su Odessa.

Pubblicato 1 anno fa

“Odessa Steps. La Scalinata Potëmkin fra cinema e architettura”. Il Polo Territoriale Universitario di Agrigento-Università degli Studi di Palermo, in collaborazione il National University Lviv Polytechnic e Archivio dello Stato della Regione di Odessa, ha condotto una ricerca scientifica internazionale che ha raggiunto l’Ucraina. Disegni forniti eccezionalmente dall’Archivio di Odessa, planimetrie originali in prestito da prestigiosi istituti italiani, fra cui la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e l’Archivio Storico di Torino, oltre alla ricostruzione dei disegni e di un modello in scala di cinque metri realizzati dai ricercatori del Polo Territoriale Universitario di Agrigento.

Viene così alla luce “Odessa Steps. La Scalinata Potëmkin fra cinema e architettura”. Un progetto espositivo, a cura del Presidente del Polo Territoriale Universitario, Giovanni Francesco Tuzzolino e Federico Crimi, con il contributo di Paolo De Marco, che verrà ospitato, dal prossimo 3 marzo, al Museo MAN di Nuoro.

Una mostra inedita e importante dedicata alla storia e al mito della scalinata di Odessa, rinominata dalla cultura popolare la “Scalinata Potëmkin” in seguito alla fortuna del celeberrimo film di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, La corazzata Potëmkin del 1925.

Ad un anno esatto dall’inizio dei conflitti in Ucraina i riflettori del Polo Universitario si accendono su Odessa. “La scalinata Potëmkin – afferma il presidente del Polo Universitario e curatore della mostra, Giovanni Francesco Tuzzolino- esprime tutto questo: l’uomo e la sua poetica dell’abitare. Si offre come simbolo di una bellezza senza tempo da opporre alla tragica inconciliabilità della morte e del conflitto che affliggono l’Ucraina in questi giorni”. Il gemellaggio con istituzioni ucraine assume, in quest’ottica, un valore di sostegno e vicinanza culturale e civile. La mostra è frutto della convenzione che il Polo ha sottoscritto con il museo sardo.

Il progetto originario della scala, monumentale cerniera di congiunzione fra il mare e la città, fu siglato, negli anni trenta dell’Ottocento, dall’architetto Francesco Carlo Boffo (1796-1867) la cui biografia è rimasta per decenni avvolta nel mistero, in bilico fra una tradizione orale che lo legava alla Sardegna e nuovi tasselli documentari che la mostra oggi rivela lungo il percorso, grazie a recenti scoperte d’archivio.

“Quella di Francesco Carlo Boffo – aggiunge Tuzzolino – è una figura di grande interesse, sia per la sperimentazione architettonica di temi legati allo spazio urbano, sia per il suo ruolo di interprete della cultura architettonica italiana, già vivissima fra Russia e Ucraina sin dalla ricostruzione del Cremlino di Mosca nel Rinascimento, e che ha conferito alla multiculturale Odessa, crogiolo di varie culture e città cosmopolita oltre che porto franco, quell’inconfondibile volto classico tradito altresì dalla scelta di un nome greco per la città”.

Boffo si presenta, dunque, come l’autore principale di molti spazi pubblici, di architetture rappresentative e della stessa scalinata simbolo del luogo, che congiunge la spianata del porto alla Piazza de Richelieu, lungo un asse ideale che la mostra restituirà attraverso l’esposizione di disegni forniti eccezionalmente dall’Archivio di Odessa, planimetrie originali in prestito da prestigiosi istituti italiani, fra cui la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e l’Archivio Storico di Torino, oltre alla ricostruzione dei disegni e di un modello in scala realizzati grazie alla collaborazione con il Polo Territoriale Universitario di Agrigento.

Il MAN, in collaborazione con il Polo Territoriale Universitario di Agrigento, approfondirà per la prima volta l’opera dell’architetto, sottolineando l’apporto offerto nella costruzione dell’identità architettonica e urbana di Odessa, insieme all’affascinante vicenda umana e artistica sospesa fra la leggenda dei suoi natali sull’isola e le reali origini svizzero ticinesi, terreno fecondo per molti architetti cresciuti poi in Italia e nei suoi centri di cultura accademica, fortemente legati alla disciplina del progetto.

Ma la storia di Boffo e della “sua” scalinata non poteva non intrecciare quella di una pellicola che ha reso universalmente noto questo panorama agli occhi del pubblico del Novecento, trasformando un capolavoro dell’architettura dell’Ottocento in un’icona del grande schermo, complice il montaggio serrato, violento e drammatico della famosa sequenza di Ėjzenštejn, scolpita nell’immaginario comune. Nel testo a catalogo del critico cinematografico Roberto Nepoti si legge: «È un segno indiscutibile di iconicità il fatto che la sequenza sia in assoluto la più citata di tutta la storia del cinema, sia in forma di omaggio sia in forma di parodia, da parte di innumerevoli emuli del maestro russo. Tanto che, alla fine degli anni Novanta, il noto critico Roger Ebert scrisse: “… il famoso massacro sulla scalinata di Odessa è così citato, che è probabile che molti spettatori abbiano visto la parodia prima dell’originale”». Architettura e cinema si alternano lungo tutto il percorso, ora affondando nell’analisi costruttiva della scalinata, ora passando in rassegna i fotogrammi di un film che ha fatto scuola e che esalta, nelle sue stesse riprese, i dettagli formali della scenografica rampa. Panorami d’epoca e nuove vedute duettano con le soluzioni geniali della regia di Ėjzenštejn al centro della video installazione che ne racconta la genesi.

Ad arricchire la mostra, che sarà visitabile fino al 25 giugno prossimo, due dipinti romantici di notevole valore e qualità, una marina in tempesta di Ivan Konstantinovič Ajvazovskij del 1897, concessa dal Museo Nazionale di Varsavia, e un grande porto di Odessa di Rufim Gavrilovitš Sudkovski del 1885, in arrivo dal Kunstimuseum di Tallin, in Estonia. Curiosa la presenza di alcuni rari ex voto con scene di brigantini sardi nella baia di Odessa, prima e durante la guerra di Crimea.

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