Il duplice omicidio di Racalmuto, al via superperizia su Salvatore Sedita (oggi presente in aula)
Per la prima volta dall’inizio del processo Sedita ha deciso di partecipare all’udienza dopo essere stato scortato e tradotto al Palazzo di Giustizia di Agrigento
Servirà una superperizia per accertare definitivamente l’eventuale capacità di intendere e volere di Salvatore Gioacchino Sedita, il trentaquattrenne che lo scorso anno uccise con quasi cinquanta coltellate padre e madre nell’appartamento che condividevano a Racalmuto. La delicata valutazione, sulla quale verte di fatto l’intero andamento del processo, è stata affidata questa mattina dalla Corte di Assise di Agrigento presieduta dal giudice Giuseppe Miceli a due esperti: si tratta degli specialisti Leonardo Giordano e Osvaldo Azzarelli. I due psichiatri, che hanno chiesto di aver al fianco anche uno psicologo, sottoporranno a perizia Sedita a partire dal 19 gennaio per consegnare una dettagliata relazione entro due mesi. Il 28 marzo, dunque, torneranno in aula per riferire alla Corte di Assise e rispondere alla domanda-madre dell’intero processo: l’uomo è in grado di intendere e volere? Intanto questa mattina Salvatore Gioacchino Sedita ha fatto il suo “esordio” in aula.
Per la prima volta dall’inizio del dibattimento, infatti, ha deciso di partecipare all’udienza dopo essere stato scortato e tradotto al Palazzo di Giustizia di Agrigento. Da qualche settimana il trentaquattrenne è stato trasferito dalla casa circondariale di Barcellona Pozzo Di Gotto, dove c’è una sezione dedicata alla tutela della Salute mentale, a quella ordinaria di Siracusa. Ed è proprio in quest’ultimo carcere che sarà effettuata la superperizia. La Corte di Assise ha ritenuto fondamentale disporre ulteriori accertamenti sulle condizioni di Sedita alla luce anche dei pareri contrastanti emersi durante il dibattimento. Due perizie, eseguite dagli psichiatri Lorenzo Messina e Gaetano Vivona, hanno stabilito che Sedita “va considerato capace di intendere e di volere al momento del reato e in atto è capace di partecipare coscientemente al procedimento che lo riguarda”. Ma la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Ninni Giardina, ha prodotto la sentenza con cui lo stesso Sedita è stato condannato lo scorso ottobre dal tribunale d Agrigento (per maltrattamenti sull’ex compagna) in cui emerge invece un parziale vizio di mente. La difesa, questa mattina, ha prodotto inoltre un’altra corposa documentazione relativa a presunte disturbi deliranti di tipo mistico da cui sarebbe affetto l’imputato. Per questo motivo la Corte di Assise ha nominato un collegio di esperti che dovrà stabilire, definitivamente, se il trentaquattrenne al momento del duplice omicidio era capace di intendere e volere. I due psichiatri il prossimo 28 marzo sono chiamati a rispondere al delicato quesito. Le persone offese sono difese dagli avvocati Giuseppe Zucchetto, Giuseppe Barba e Giuseppe Contato. L’accusa è rappresentata in aula dal sostituto procuratore Elenia Manno.
L’omicidio si consuma nel giorno di santa Lucia, in un appartamento del piccolo centro dell’agrigentino. Giuseppe e Rosa stavano pranzando ma la tavola era apparecchiata per tre. A far scattare l’allarme era stato un vicino di casa che, chiamando una delle figlie, raccontò dell’assenza di Giuseppe alla festa organizzata proprio per il suo pensionamento. I sospetti sono subito ricaduti sul figlio Salvatore, ragazzo con un passato complicato caratterizzato da maltrattamenti e uso di sostanze stupefacenti. In un primo interrogatorio sconclusionato, reso al sostituto procuratore Gloria Andreoli, Sedita ha negato le sue responsabilità dichiarando di vedere i fantasmi, di chiamarsi in un altro modo e di aver incontrato anche l’uomo nero. In un secondo interrogatorio, questa volta davanti il gip Francesco Provenzano, Sedita cambiò versione confessando il duplice omicidio. All’origine del massacro ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa.