Giudiziaria

La sparatoria a Villaggio Mosè, indagato respinge le accuse: “Ho dato solo un passaggio a Di Falco”

Avanzato ha risposto alle domande del giudice respingendo le accusa mosse nei suoi confronti

Pubblicato 3 mesi fa

Respinge ogni coinvolgimento materiale e morale uno dei tre indagati fermati dalla Squadra mobile di Agrigento nell’ambito dell’inchiesta sulla sparatoria avvenuta nella concessionaria di auto a Villaggio Mosè. Domenico Avanzato, 36 anni, è comparso questa mattina davanti il gip Giuseppe Miceli per l’udienza di convalida del provvedimento.

L’indagato, difeso dall’avvocato Antonio Ragusa, ha risposto alle domande del giudice negando ogni addebito. In particolare, ha dichiarato di aver dato soltanto un passaggio all’amico Angelo Di Falco, di non aver partecipato ad alcuna aggressione né tantomeno di aver visto una pistola. L’uomo è accusato, insieme agli altri due indagati, di una particolare fattispecie di omicidio, quella per “errore nell’uso dei mezzi di esecuzione del reato”, tentato omicidio e porto abusivo di arma da fuoco. Avanzato è stato fermato nella mattinata di sabato dagli agenti della Squadra mobile di Agrigento.

Secondo la ricostruzione della procura di Agrigento, supportata dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, i fratelli Di Falco, Avanzato e Zarbo avrebbero raggiunto il parcheggio della concessionaria “Auto per passione” per dare una “lezione” al titolare Lillo Zambuto. Un pestaggio, il cui movente sarebbe riconducibile ad alcune auto comprate e non pagate, che ben presto si sarebbe trasformato in tragedia con l’esplosione di un colpo di pistola che ha centrato all’addome Roberto Di Falco,  37 anni, di Palma di Montechiaro, deceduto poco dopo. Per gli inquirenti, il commerciante Zambuto, grazie alla sua prontezza di riflessi, sarebbe riuscito a deviare la pistola prima che Di Falco riuscisse a sparargli con il proiettile che avrebbe così centrato il trentasettenne. 

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