Giudiziaria

Omicidio pensionato a Raffadali: 35enne non risponde al giudice

L’omicidio, risolto dopo quasi dieci anni, sarebbe stato commissionato dal figlio della vittima, noto ristoratore di Raffadali

Pubblicato 3 anni fa

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Angelo D’Antona, 35enne di Raffadali, accusato di essere uno degli autori materiali dell’omicidio di Pasquale Mangione, avvenuto nel dicembre 2011 in contrada Modaccamo.

D’Antona, arrestato in Germania, dalla Squadra Mobile di Agrigento guidata dal vicequestore Giovanni Minardi, è comparso ieri davanti il gip del Tribunale di Agrigento Luisa Turco. L’uomo era stato estradato pochi giorni prima e portato in un primo momento nel carcere di Secondigliano.

Tre gli arresti effettuati: oltre D’Antona sono finiti in manette anche Roberto Lampasona, 43 anni di Santa Elisabetta, Antonino Mangione, 40 anni di Raffadali.

L’omicidio, risolto dopo quasi dieci anni, sarebbe stato commissionato dal figlio della vittima, noto ristoratore di Raffadali, (che non è stato raggiunto da misura cautelare ma risulta indagato) dietro il pagamento di un compenso pari a 10 mila euro in favore dei tre odierni indagati. Una sentenza di morte sancita, secondo la ricostruzione degli inquirenti, dai comportamenti vivaci del 69enne al di fuori del vincolo matrimoniale. Da qui la decisione del figlio di commissionare l’omicidio del padre rivolgendosi ad Antonino Mangione.Proprio grazie alle dichiarazioni di quest’ultimo (che già aveva accusato il boss di Cosa Nostra Antonio Massimino nell’ambito dell’operazione della Dia “Kerkent”) le indagini sono giunte ad una svolta. Mangione ha di fatto confessato di aver organizzato e pianificato l’omicidio di Mangione, ucciso con due colpi di pistola calibro 7.65, materialmente eseguito da Lampasona e D’Antona. Il cadavere di Pasquale Mangione fu ritrovato dopo una settimana dilaniato dai cani e dagli agenti atmosferici. E gli odierni indagati (intercettati) speravano proprio che tali aspetti potessero garantire la loro impunità.

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