Mafia

I verbali dell’avv. Angela Porcello: “Ecco i mafiosi di Favara e Licata che ho conosciuto personalmente”

Per i pubblici ministeri sono dichiarazioni che nulla aggiungono alle conoscenze già in possesso degli inquirenti

Pubblicato 3 anni fa

Volente o nolente le dichiarazioni rese dall’avv. Angela Porcello ai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia tengono banco e fanno riflettere.

Soprattutto perché provengono da un avvocato che, per sua stessa ammissione, prima di iniziare a parlare con i magistrati, difendeva le persone che oggi palesemente accusa.

Nel verbale del 26 maggio scorso, davanti ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, (procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Claudio Camilleri e Francesca Dessì) Angela Porcello, 50enne cancellata dall’albo, coinvolta nella maxi operazione Xidy che ha fatto luce sul mandamento di Cosa nostra di Canicattì ma anche su dinamiche mafiose di mezza Sicilia, finita in carcere nel febbraio scorso, dice delle cose importanti. Ma non sono sufficienti, per i pm, per ricavarne l’utile, non solo giudiziario, di essere ritenuta credibile e, soprattutto, motivata da leali motivi di collaborazione. E i magistrati palermitani questo passaggio lo hanno voluto mettere in chiaro e per iscritto.

Tuttavia, vanno analizzate queste dichiarazioni che se nulla aggiungono alle conoscenze degli inquirenti almeno confermano ciò che magistratura e forze di polizia hanno lungamente sospettato avendo riguardo a numerosi personaggi mafiosi che sono stati protagonisti negli ultimi tre lustri.

Ecco il racconto dell’avv. Porcello che narra delle sue conoscenze dirette di mafiosi licatesi e favaresi indicando nomi e cognomi (ci occuperemo dei mafiosi degli altri comuni citati dall’avvocato narese nei prossimi numeri).

Ecco il testo integrale delle dichiarazioni su Favara e Licata: “Intendo rispondere e ribadisco di voler cominciare l’atto anche in assenza del mio difensore, che comunque è in procinto di arrivare”.

Adr: ho partecipato sin dagli anni 2015/2016 all’associazione mafiosa Cosa nostra con le medesime modalità che, dalla fine del 2018, sono state documentate dalle indagini preliminari oggetto dei provvedimenti cautelari che mi hanno attinto e dalle conversazioni delle quali sono stata diretta protagonista in quel periodo intercettate, il cui contenuto confermo e ribadisco anche in questa sede.

Adr: ho cominciato a frequentare Giancarlo Buggea nei primi giorni di gennaio 2013, lui era stato scarcerato per fine pena a dicembre 2012; era venuto nel mio studio perché voleva conferirmi l’incarico per la causa di separazione con sua moglie. La nostra relazione è cominciata il 14 febbraio 2013.

Adr: nei primi due anni il Buggea si era tenuto abbastanza distante dagli ambienti mafiosi perché comunque aveva sia la misura di sicurezza sia quella di prevenzione, però fin dall’inizio della nostra relazione lui frequentava Giuseppe Puleri, Angelo Middioni (che poi venne nel frattempo scarcerato) e i familiari di Giuseppe Falsone nonché Giuseppe Giuliana. All’inizio me li aveva però presentati come suoi cari amici.

Adr: a partire dagli anni 2015/2016 Buggea aveva ripreso i rapporti con Giovanni Lauria, con cui ci siamo incontrati a Licata durante un pranzo al ristorante “Sombrero”; nell’occasione, Buggea mi aveva presentato non ritualmente ma come la sua compagna sottolineando il fatto che io fossi avvocato e a disposizione per qualsiasi necessità. Mi aveva presentato anche Gregorio Lombardo con le medesime modalità  e lui  all’epoca era sottoposto  alla misura  di  prevenzione  (nel  cui procedimento ho cominciato ad assisterlo legalmente); anche in questo caso il Buggea aveva sottolineato il fatto che io fossi avvocato, a disposizione per qualsiasi evenienza. Ancora, mi aveva presentato Felice Russotto, titolare di una ditta di autotrasporti e molto vicino a Giuseppe Falsone, presentazione avvenuta con le medesime modalità.

Buggea mi ha poi presentato nel 2018 Angelo Occhipinti, in un bar di Licata, che in quella occasione era insieme a suo genero Raimondo Semprevivo; Buggea mi aveva presentato Occhipinti e mi aveva informato non solo dei suoi precedenti giudiziari ma anche di numerose circostanze da lui vissute proprio con Occhipinti che esulavano da quanto già accertato giudizialmente, confidenze e riferimenti a persone e circostanze che lui mi faceva solo perché mi riteneva mafiosamente affidabile e in tale veste mi presentava agli altri associati, che allo stesso modo avrebbero potuto e dovuto ritenermi affidabile.

Ho poi conosciuto Vito Lauria, figlio di Giovanni, che Buggea mi aveva riferito essere appartenente alla massoneria; su Vito non mi disse che aveva un ruolo in Cosa nostra.

Mi ha poi presentato anche altri soggetti di Favara

Buggea mi ha poi riferito che Giuseppe Sicilia era ed è il rappresentante mafioso di Favara e che è uomo d’onore anche suo padre; continuando su Favara, Buggea mi ha riferito anche di Valenti Stefano, Fanara Pasquale, omissis (tre volte, ossia altri tre nomi ndr) come appartenenti all’associazione mafiosa”.

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