Mafia

“Imprenditori di grandi marchi a disposizione del boss”: 7 misure cautelari

Sequestrate 5 società di abbigliamento e 13 punti vendita

Pubblicato 2 anni fa

Avrebbero consentito a Giuseppe Calvaruso, ritenuto il reggente della famiglia di Pagliarelli, di infiltrarsi in una serie di attività commerciali attraverso una impresa edile che sarebbe stata realizzata ad hoc per gestire una serie di ristrutturazioni nella catena di importanti marchi. Con l’operazione Sottoveste i finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione ad un’ordinanza emessa dal gip di Palermo, su richiesta della Dda, nei confronti di 7 persone, di cui 2 in carcere, 2 ai domiciliari e 3 destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno.

GLI INDAGATI

Nell’operazione Sottoveste in carcere sono finiti: Cesare Ciulla, 62 anni, titolare di fatto della Due H srl, Primaria valigeria Quattrocchi srl, Intimoda Group srl, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia aggravata dall’aver agito per agevolare cosa nostra. Giuseppe Calvaruso, 45 anni, Palermo, ritenuto socio occulto della Intimoda Group srl, indagato per intestazione fittizia aggravata dall’aver agito per agevolare Cosa Nostra. Ai domiciliari Giovanna Calvaruso, 42 anni, Palermo, ritenuta socio occulto della Intimoda Group srl, indagata per intestazione fittizia aggravata dall’aver agito per agevolare cosa nostra. Diego Ciulla, 61 anni, Palermo, titolare di fatto della H Passi e Passetti srl e della Eich Store srl, indagato per intestazione fittizia. L’interdittiva ad esercitare attività imprenditoriale per un anno è stata disposta nei confronti di Samuele Anzalone, 27 anni di Palermo, rappresentante legale della Intimoda Group srl, indagato per intestazione fittizia; Stefano Ganci, 28 anni, Palermo, rappresentante legale H Passi e Passetti srl, indagato per intestazione fittizia e Pietro Castagna, 61 anni, di Palermo rappresentante legale della Eich Store srl, indagato per intestazione fittizia. Sono state sequestrate le società Intimoda Group srl con punto vendita ad insegna “Yamamay” a Palermo, Via Lanza di Scalea (Centro Commerciale Conca d’Oro); H Passi e Passetti srl punti vendita: insegna “Hessian Passi e Passetti” a Palermo, Via Sciuti 24; insegna “Hessian bebè”, Palermo, via Sciuti 18; insegna “Yamamay” a Favignana (Tp), corso Vittorio Emanuele 6, Eich Store Srl, con punto vendita ad insegna “Eich Store” a Palermo, via Roma 505. Due H. Srl, punti vendita: insegna “Yamamay” a Palermo, via Sciuti 35/37; insegna “Yamamay” a Cefalù (Pa), via Corso Ruggero 41/42; Primaria Valigeria F. Quattrocchi srl punti vendita: insegna “Hessian” a Palermo, Via Sciuti 10, insegna “Hessian” a Palermo, Viale Strasburgo 248-250, insegna “Hessian” a Palermo in via Roma 241/243/245; insegna “Hessian Shoes” a Palermo, Via Sciuti 32/a 32/b; insegna “Hessian Travel & Business” a Palermo, Via Sciuti 8; insegna “Quattrocchi”, via Maqueda 463. 

LE ACCUSE

Sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare cosa nostra. Con lo stesso provvedimento il gip ha disposto il sequestro preventivo di 5 società nel settore della vendita a dettaglio di capi d’abbigliamento, intimo ed accessori e dei relativi 13 punti vendita con sede a Palermo, Cefalù e Favignana, oltre a un’autovettura nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.

LE INDAGINI

Le indagini sono state condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo e si sono concentrate sulle attività di due imprenditori palermitani che, avrebbero gestito, attraverso prestanome, una serie di attività consentendo di agevolare e rafforzare gli interessi economico-criminali del mandamento mafioso di Pagliarelli. Uno degli indagati, imprenditore di successo, avrebbe fornito sostegno a colui che risulterebbe essere il “reggente” del citato mandamento, già condannato per associazione mafiosa. Appena uscito dal carcere era stata costituita un’impresa edile alla quale sarebbero stati affidati importanti lavori di ristrutturazione di numerosi punti vendita. Questo avrebbe consentito al reggente di procurarsi contatti con soggetti di rilievo del mondo imprenditoriale, assunzioni di familiari nei punti vendita, dopo l’arresto, elargendo somme di denaro ed altre forme di aiuto economico durante il periodo di detenzione. Una condotta che avrebbe permesso di rafforzare il potere dell’uomo d’onore sul territorio, consentendo di conseguire notevoli guadagni da utilizzare per le finalità proprie dell’organizzazione mafiosa, prima fra tutte l’assistenza alle famiglie dei detenuti.

LE DICHIARAZIONI DEL COLONNELLO ANGELINI

“Individuare gli imprenditori collusi costituisce il livello superiore delle investigazioni antimafia, il salto di qualità indispensabile per colpire al cuore gli interessi economici di Cosa nostra, contrastando i tentativi di infiltrazione nel mercato legale basati su rapporti malati con operatori commerciali senza scrupoli, interessati a patti di reciproca convenienza che hanno l’effetto concreto e perverso di rafforzare la capacità del sodalizio mafioso di condizionare e inquinare il sistema produttivo”. E’ quanto afferma Gianluca Angelini comandante del nucleo di polizia economico finanziaria commentando l’operazione che ha portato agli arresti e ai sequestri di diverse società che gestivano una rete di negozio di abbigliamento al dettaglio. “Oggi più che mai è vivo e oltremodo attuale l’insegnamento del giudice Borsellino quando ci ricordava come la lotta alla mafia deve essere prima di tutto un movimento culturale che si oppone al compromesso morale, all’indifferenza, alla contiguità e quindi alla complicità – aggiunge il colonnello Angelini – Il messaggio deve essere chiaro: fare affari cercando o accettando l’appoggio della mafia è una scelta perdente oltre che criminale. L’attenzione investigativa della Guardia di Finanza continuerà, come sempre, ad essere altissima per individuare ricchezze e patrimoni illecitamente accumulati, che devono essere restituiti alla collettività: è un dovere nei confronti dei cittadini e degli imprenditori onesti, per proteggere e tutelare il tessuto economico sano del nostro territorio”.

LE INTERCETTAZIONI

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