Mafia

Mafia, l’ira del boss per inchieste del giornalista Borrometi

Non solo le attività degli investigatori ma anche le inchieste giornalistiche preoccupano i boss di Cosa Nostra. Soprattutto perché impediscono quella strategia dell’“inabissamento” che già  Bernardo Provenzano aveva posto come “regola di vita”. E’ quanto emerge dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza dei 23 fermi effettuati questa mattina dai Ros nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo. […]

Pubblicato 3 anni fa

Non solo le attività degli investigatori ma anche le inchieste giornalistiche preoccupano i boss di Cosa Nostra. Soprattutto perché impediscono quella strategia dell’“inabissamento” che già  Bernardo Provenzano aveva posto come “regola di vita”. E’ quanto emerge dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza dei 23 fermi effettuati questa mattina dai Ros nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo. A parlare fra loro sono Simone Castello, uomo d’onore di Villabate e già fedelissimo di Provenzano, e Giancarlo Buggea, rappresentante del capomafia agrigentino Giuseppe Falsone. Al centro delle loro attenzioni il giornalista Paolo Borrometi, sotto scorta per le sue inchieste sui clan.

“Questo qui, Borrometi – dice Castello – ha fatto un post, pubblicato e riportato da La Sicilia di Catania… si mette e si fa i film… questo vuole fare un film e lo vuole fare su di me a quanto pare…”. E ancora: “…Io che passeggio il cane, cose, cene nelle barche con imprenditori più grossi d’Europa… Un film… e mira… siccome ha fatto prima il libro ora mira a fare il film tipo Saviano…”.  A infastidire Castello non sono tanto le rivelazioni di Borrometi sulla sua vita ma quanto queste non gli consentano di mantenere un basso profilo, di passare inosservato. “Il fatto che questo sa che io passeggio il mio cane, cose… gliele possono solo dire…” dice l’uomo d’onore parlando con Buggea. Un problema, si sottolinea nell’ordinanza non solo per il singolo associato ‘bersaglio’ del giornalista ma anche per l’intera associazione, tanto da spingere Castello a “richiedere ospitalità in altri paesi siciliani presso altre famiglie mafiose”, quale quella capeggiata da Buggea. “Fa discorsi di associazione, tutti questi che hanno arrestato là, li mette come se avessimo fatto un patto loro con me – dice Castello – E allora io mi sto spostando… ho detto me ne vado a Licata, ma invece siccome non può essere… oggi, domani, la lascio la casa di Pachino… me ne scendo a Villabate per il momento…”.

Tanti gli attestati di solidarietà per Borrometi

Un’operazione che ha colpito sia cosa nostra che la stidda. Dall’operazione emerge che i soggetti indagati hanno attenzionato il giornalista Paolo Borrometi che, per il suo impegno antimafia, crea fastidio a chi vuole inabissarsi. La Fondazione Antonino Caponnetto e l’Omcom (Osservatorio Mediterraneo Criminalità Organizzata e Mafia) esprimono il proprio totale appoggio al giornalista Paolo Borrometi e alle sue inchieste e si pongono al suo fianco portandogli la propria totale solidarietà per questo attenzionamento che non va in alcun modo sottovalutato. L’attenzionamento è peggio di una minaccia”. Lo dichiara, in una nota, Salvatore Calleri presidente della Fondazione Caponnetto.

“L’operazione della Dda di Palermo con i Ros dei Carabinieri ha svelato una volta di piu’ quanto sia necessario tutelare un giornalista d’inchiesta coraggioso, costretto a vivere sotto scorta, come Paolo Borrometi. Il lavoro di Borrometi rappresenta infatti un’autentica minaccia per le cosche e per questo lo vorrebbero far tacere“. Lo dichiara il deputato democratico Walter Verini, coordinatore del Comitato Antimafia per la tutela dei giornalisti minacciati. “Nel rinnovargli solidarieta’ e stima per il suo impegno civile – aggiunge Verini – abbiamo deciso di convocare per giovedi’ prossimo un’audizione del giornalista nel Comitato Antimafia per la tutela dei giornalisti minacciati: non bisogna mai abbassare la guardia a sostegno di chi svolge questa professione sotto continue minacce e a rischio per la propria incolumita’”

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