Mafia

Mafia, processo Montagna: difese all’attacco del pentito Quaranta

Proseguono le arringhe difensive nell’ambito del processo con rito abbreviato scaturito dalla maxi operazione antimafia denominata “Montagna”. Questa mattina, avanti il gup del Tribunale di Palermo Marco Gaeta, è stata discussa – fra le altre – la posizione di Stefano Valenti, alias “Pipa”, arrestato nel blitz del 22 gennaio scorso con l’accusa di associazione mafiosa. […]

Pubblicato 5 anni fa

Proseguono le arringhe difensive nell’ambito del processo con rito abbreviato scaturito dalla maxi operazione antimafia denominata “Montagna”.

Questa mattina, avanti il gup del Tribunale di Palermo Marco Gaeta, è stata discussa – fra le altre – la posizione di Stefano Valenti, alias “Pipa”, arrestato nel blitz del 22 gennaio scorso con l’accusa di associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, infatti, Stefano Valenti sarebbe un soggetto associato alla famiglia mafiosa di Favara con ruoli di vertice oltre che rappresentare, così come affermato durante la deposizione da un luogotenente nel filone del rito ordinario, una boccata d’ossigeno per le casse della stessa famiglia mafiosa.

L’avvocato Angela Porcello, difensore di Valenti, ha discusso per oltre un’ora avanzando critiche all’impianto accusatorio mosso nei confronti del suo assistito. Nel “mirino” della difesa le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, arrestato nello stesso blitz e poi pentito: secondo la difesa i due verbali redatti da Quaranta, il primo nel gennaio 2018 ed il secondo nel marzo dello stesso anno, presenterebbero diverse incongruenze nell’indicare il reggente della famiglia mafiosa di Favara. Nelle prime dichiarazioni il collaboratore indicherebbe al vertice Pasquale Fanara, definendo Valenti un suo stretto collaboratore, mentre nelle seconde Giuseppe Sicilia. Per Stefano Valenti, già condannato a quattro anni nell’ambito del maxi processo “Akragas” e assolto invece in quello “Fauci”,  l’accusa ha chiesto la condanna a 20 anni di carcere.

Discussa anche la posizione di Giuseppe Nugara, oggi in regime di 41bis, accusato di essere il capomafia della famiglia di San Biagio Platani. L’avvocato Giuseppe Barba, per oltre due ore, ha mosso critiche al quadro accusatorio delineato dagli inquirenti. Il legale, chiedendo l’assoluzione per Nugara, ha contestato la ricostruzione investigativa principalmente nell’esistenza di una vera e propria cosca a San Biagio Platani sviscerando i passati procedimenti – Nuova Cupola fra tutti – in cui la famiglia mafiosa di San Biagio Platani veniva annoverata in altro mandamento. Mosse critiche anche su quanto dichiarato da Quaranta che, secondo la difesa, non potrebbe essere a conoscenza delle dinamiche di altri territori.

Si torna in aula il 6 maggio.

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