Mafia

Omicidio Agostino, Brusca in aula: “Riina lo ha saputo dalla televisione”

Lo ha detto l'ex boss di San Giuseppe Jato, Giovanni Brusca, oggi collaboratore di giustizia

Pubblicato 4 anni fa

“Toto’ Riina era incavolato nero. Non tanto per l’omicidio in se’ di Nino Agostino, ma perche’ lo aveva appreso dalla Tv. Era convinto che fosse stato Nino Madonia, che aveva organizzato l’omicidio senza avvertirlo e senza dirlo neanche al capo famiglia del territorio”. Lo ha detto l’ex boss di San Giuseppe Jato, Giovanni Brusca, oggi collaboratore di giustizia, deponendo come testimone al processo per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, uccisi il 5 agosto 1989. Imputati nel processo col rito ordinario che si celebra dinanzi alla Corte di assise presieduta da Sergio Gulotta (Monica Sammartino giudice a altere )sono Gaetano Scotto, accusato del duplice omicidio aggravato, e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento. Il boss del mandamento di Resuttana, Antonino Madonia, accusato anch’egli di duplice omicidio aggravato, ha scelto il rito abbreviato ed e’ stato condannato all’ergastolo lo scorso 19 marzo. 

Secondo il collaboratore di giustizia l’ex boss Toto’ Riina, il capo dei capi morto qualche anno fa, “amava e odiava Nino Madonia che agiva senza avvertire. Mi chiese – a proseguito Brusca – se anche io avevo partecipato all’omicidio Agostino. Lo avevo escluso, ma era convinto che gli esecutori materiali fossimo stati io e Salvuccio Madonia, visti i miei rapporti con Nino Madonia che, secondo Riina, aveva contatti riservati e operava di testa sua. Ho capito che era indisposto, anzi direi incavolato nero perche’ non sapeva nulla di questo omicidio”.

Agostino – emergera’ tempo dopo – era un agente della polizia di stato ma anche un cacciatore di latitanti per conto del Sisde, il servizio segreto interno. E proprio questa potrebbe essere stata la causa dell’omicidio. Presenti in aula il papa’ di Nino Agostino, Vincenzo, con le figlie Nunzia e Flora. (AGI)

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