Mafia

Stop alla vendita di souvenir di mafia, Patronaggio: “Lodevole iniziativa ma non basta”

"Ben altre dovevano essere le iniziative antimafia, a partire dalla denunzia dei vecchi e nuovi ladri delle risorse idriche"

Pubblicato 3 settimane fa

Ha fatto discutere e provocato numerose reazioni l’ordinanza del sindaco di Agrigento, Franco Miccichè, che vieta la vendita, da parte di coloro che commerciano souvenir turistici, di oggetti che rievocano la mafia. Lo stesso sindaco della Città dei templi si è dichiarato “sorpreso” dall’eco mediatica suscitata dalla sua ordinanza che, invece per Miccichè è “scontata e necessaria” dato che  “trovo mortificante essere etichettati come ‘mafiosi. Da tempo l’Amministrazione comunale, che si prepara al 2025 anno in cui Agrigento sarà capitale della cultura, lavora all’affermazione della cultura della legalità. Lo facciamo nelle scuole e con eventi a 360 gradi. Non è tollerabile, allora, che in città si veicoli questo tipo di promozione della Sicilia e del Paese intero”. 

Commenti e reazioni, sono stati tutti positivi e rappresentanti delle istituzioni, enti, associazioni si dichiarano pronti ad adottare la linea seguita da Miccichè.

Sull’argomento interviene con una dichiarazione contro-tendenza l’ex procuratore della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio, adesso Procuratore generale a Cagliari, che afferma: “Lodevole iniziativa quella del sindaco di Agrigento che ha vietato la vendita di gadgets che rimandano ad una immagine della mafia folkloristica e per certi versi rassicurante. Iniziativa che non brilla certo per ironia anche se ha il pregio di essere a ‘costo zero’ per l’amministrazione. Ma proprio perché attraverso questi, invero, pacchiani oggettini viene veicolata una immagine della mafia più folkloristica che reale, ben altre dovevano essere le iniziative antimafia, a partire dalla denunzia dei vecchi e nuovi ladri delle risorse idriche, tanto pubblici che privati, e rilanciare una amministrazione della Cosa pubblica attenta allo sviluppo del territorio scevra da condizionamenti ambientali e clientelari. Ma mi rendo conto che una iniziativa di tal fatta ha costi economici, ma soprattutto umani e culturali, ancora purtroppo, insostenibili in questa Isola”.

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