Politica

Liste civiche a go-go

Diego Romeo conversa con Paolo Cilona

Pubblicato 3 anni fa

Ci avviamo ad una nuova consultazione elettorale. Le liste civiche continuano a fare un cattivo uso della democrazia perché non hanno al loro interno né un garante, né uno statuto al pari dei partiti, nascono e muoiono nel corso della competizione elettorale.

“Da quando il legislatore decise la elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle province e delle regioni si è vista una esplosione di liste civiche indecorose con lo scopo di sostenere il candidato a sindaco della città. Questa legge nasceva per mettere fine alle continue crisi comunali che nascevano sull’onda della conflittualità dei gruppi consiliari. L’attuale normativa agevola la corsa alla formazione di liste di sostegno al candidato sulla base di promesse elettorali. E qui si fa strada il malcostume con candidati che alla fine degli scrutini non hanno riportato magari neanche un voto. Truppe cammellate al soldo dei vari referenti di destra, di centro e di sinistra. Eppure basterebbe approvare un breve articolo per dire che si possono candidare solo i residenti nel comune dove si vota. Le liste dette civette con denominazioni e intitolazioni altisonanti durano solo  il tempo della consultazione elettorale e poi muoiono in quanto non sono espressione dei partiti ma solo del candidato sindaco. La loro proliferazione che avviene solo durante le competizioni elettorali esprime tutto il disagio dei partiti storici che fanno fatica a presentare la propria lista. L’essenza dei partiti sta nella discussione su programmi e progetti, su dibattiti e confronti senza rincorrere le liste civiche frutto di uno scarso interesse civico. Oggi assistiamo alla caduta delle ideologie per dare spazio al nullismo della politica. C’è solo da sperare in una riforma elettorale che metta i paletti a tutela dei partiti e della stessa democrazia. Le liste di sostegno ai candidati sindaci sono, al pari dei partiti, fondati su statuti, atti costitutivi, bilanci? Questo è la domanda che si rivolge ai politici”.

Riusciamo a prendere consapevolezza che Agrigento è collocata all’ultimo posto per “incapacità amministrativa”? Una domanda che dovrebbe stare all’inizio delle interviste ai politici (che sono quelli di sempre anche se cambiano casacca).

“C’è ben poco  da gioire. Siamo all’ultimo posto della graduatoria nazionale in ordine alla capacità di amministrare (bilancio, governance, personale, servizi, appalti e ambiente). Lo sviluppo di una città nasce dalla capacità dei propri amministratori di gestire e di programmare il futuro del proprio territorio. I mali del nostro capoluogo nascono da lontano e segnatamente negli anni cinquanta allorquando venivano assunte persone per chiamata diretta, per esempio attraverso il settore della nettezza urbana. Da netturbini sulla carta, col tempo assumevano ruoli apicali senza alcun concorso selettivo. Alcuni erano anche sprovvisti di titolo accademico. Questo malcostume ha portato in auge una classe dirigente non all’altezza dei compiti. Abbiamo perduto finanziamenti importanti per il centro storico. Non si riesce a gestire il Parco della Addolorata e sono vertenze infinite il palaposteggio di piazza Rosselli; il problema del Palacongressi ceduto all’Ente Parco,  la mancata realizzazione della via di fuga del centro storico, la cattiva gestione dei servizi di competenza comunale. Certo le colpe non sono dell’ultima amministrazione ma di tutte quelle che si sono succedute nel tempo e che non hanno saputo affrontare i problemi.   Non è un problema solo di Agrigento ma di tutti i capoluoghi siciliani (con la sola esclusione di Ragusa) che si collocano  agli ultimi posti della graduatoria. E’ ora di rimboccarsi le maniche, di oleare la macchina e di utilizzare al meglio il personale dipendente. È venuta l’ ora di non guardare più il piccolo favore elettorale ma di avviare una nuova fase operativa fustigando vecchie abitudini. Di fronte a questa terrificante graduatoria non ci sono più alibi per nessuno, specie per coloro che ancora oggi sono sulla scena politica indossando  con disinvoltura gli abiti del trasformismo”.

Le manifestazioni di associazioni varie  cui abbiamo assistito nel corso dell’estate sono finanziate con denaro pubblico e con risorse private?

“Le risorse pubbliche sono necessarie per promuovere cultura a vantaggio del territorio. Non sempre vengono corroborate dalla qualità della proposta culturale. Molto spesso si tratta di elargizioni a favore di Associazioni di comodo ma tenute in grande considerazione da parte del potente di turno che ha le porte aperte degli uffici pubblici della città e della Regione, con particolare riferimento agli assessorati del turismo e della cultura nonché della presidenza della Regione e dell’Assemblea regionale. Sarà molto interessante a fine anno chiedere l’elenco delle Associazioni beneficiarie e l’elenco delle Compagnie teatrali che hanno goduto dei fondi pubblici. A fine anno si scopriranno con tutta chiarezza anche i riferimenti e i referenti  della politica regionale e nazionale”.

Il Parco dell’Addolorata è diventato punto di arrivo e di partenza dei rifiuti. Eppure alcuni mesi fa ci eravamo permessi di offrire una soluzione suggerendo al Comune di Agrigento di trasferire la gestione all’Ente Parco, in comodato d’uso, a causa delle numerose zone di interesse  archeologico.

“La cessione del Parco dell’Addolorata a favore dell’Ente Parco Archeologico da noi auspicata comincia a farsi strada nell’opinione pubblica ritenendola saggia per diversi motivi. Il primo riguarda la tutela del sito archeologico, il secondo è quello di dare alla città un’area di verde attrezzata con l’opportunità di godere dell’incantevole luogo e di utilizzare per tutta la stagione estiva il grande teatro mai utilizzato dal 1970. Mentre la città ha compreso l’importanza della nostra proposta l’Amministrazione comunale tace. Ma tace pure il Consiglio comunale e i rappresentanti dell’Ente Parco Archeologico. A questo punto occorre mettere in campo lo stesso iter che ha portato l’assegnazione del Palacongressi all’Ente Parco Archeologico. Si tratta di un’operazione a costo zero per il Comune, una grande opportunità per la città e una risorsa per l’Ente Parco”.

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