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Il nostro primo iPad di Lorenzo Becattini

di Letizia Bilella

Pubblicato 2 anni fa

Trentanove piccole storie ambientate nella Toscana rossa che mettono in evidenza le cose che ancora oggi dovrebbero costituire, insieme alle competenze, il sale della buona politica: l’impegno, la passione, l’allegria e  un po’ di divertimento.

L’ iPad, in questo caso non si riferisce al dispositivo di Steve Jobs, ma alla dimensione a cui dovrebbe tornare la politica per riconquistare la credibilità e la stima dei cittadini.  

Si va dall’assessore che equivoca la parola ‘annona’, a quello che chiede di riempire le borse di studio per gli studenti con lapis e quaderni; al  consigliere senese, contradaiolo e tifoso della Tartuca, che si rifiuta di usare la chiocciola della mail perché simbolo della contrada avversa. Persone ‘vere’, che con le loro azioni fanno tornare alla mente tempi non molto lontani, in cui non c’era molta cultura, ma fare politica consisteva  nel mettere in campo impegno, passione e allegria. Qualità soppiantate dall’egoismo, dall’ambizione e dalla litigiosità. 

Becattini le ricorda  usando metodi non convenzionali, attraverso la battuta ed una sana presa in giro. Il più efficace antidoto dell’antipolitica corrente, mette in evidenza qualità nobili che danno la sensazione di un modo di amministrate la ‘cosa pubblica’ semplice e onesto.

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