Agrigento

La commissione antimafia ad Agrigento, Cracolici: “Spara meno ma corrompe di più”

La commissione è stata ad Agrigento per completare il lavoro di mappatura sullo stato della criminalità organizzata nelle varie province siciliane

Pubblicato 2 ore fa



“Nella provincia di Agrigento convivono una mafia rurale e una imprenditoriale c’è il rischio di una imprenditoria mafiosa sempre più diffusa, con personaggi che formalmente non hanno precedenti con la giustizia, a dimostrazione di una mafia che tende a controllare l’economia del territorio attraverso appalti e attività commerciali, specialmente nel settore agricolo. Una mafia che spara meno rispetto al passato ma corrompe di più, che usa le bustarelle come se fossero proiettili”. Queste le parole del presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, che oggi, con gli altri componenti della commissione, è tornato ad Agrigento, dopo la tappa di Favara di due anni fa, per completare il lavoro di mappatura sullo stato della criminalità organizzata nelle varie province siciliane.

Nel primo tavolo, la commissione con il prefetto di Agrigento, Salvatore Caccamo, il questore, Tommaso Palumbo, il comandante provinciale dei Carabinieri, Nicola De Tullio, il comandante provinciale della Guardia di finanza, Gabriele Baron, e il capo sezione della Direzione investigativa Antimafia di Agrigento, Antonino Caldarella, ha affrontato il tema delle armi, facendo riferimento agli ultimi blitz dei carabinieri che hanno di fatto smantellato le cosche mafiose di Villaseta e Porto Empedocle, con sequestri di armi da guerra; ma al centro anche l’inchiesta che avrebbe condizionato le procedure di importanti lavori pubblici, fra cui quella per il rifacimento della rete idrica. 

“Nell’Agrigentino, ha sottolineato il presidente Cracolici, permane un dato: questo è un territorio importante per le organizzazioni criminali. Qui sono state usate armi da guerra, in particolare kalashnikov, soprattutto a Porto Empedocle, Agrigento, Villaseta. Le armi sono un sintomo del rafforzamento delle cosche, inizialmente teso alla loro acquisizione, poi al loro utilizzo, con un rischio per tutti. Per questo occorre tenere alta la vigilanza e rompere ogni legame di connivenza”.

Non solo armi, ma anche droga in provincia con una piazza di spaccio gestita da gente straniera. “Ci viene riferito che non c’è una situazione complessa, come Catania o Palermo, ma il fenomeno dell’utilizzo delle droghe è presente, e c’è una presenza alta di stranieri che gestiscono anche la piazza di spaccio”.

La commissione ha poi, ascoltato i vertici della Procura di Agrigento con a capo Giovanni Di Leo, e poi a seguire verranno ascoltati i sindaci dell’Agrigentino.

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