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Strage Capaci, Cutró: “sulla lotta alla mafia è stata messa la parola fine”

“Mentre a Palermo fervono i preparativi per commemorare i nostri defunti caduti nell’estremo tentativo di combattere Cosa Nostra e infliggergli un colpo mortale ebbene, nel quartiere Brancaccio – Ciaculli, si festeggia invece il ritorno a casa del mafioso Giuseppe Barranca cioè di colui che procurò, in nome e per conto dei fratelli Graviano, l’esplosivo per […]

Pubblicato 2 anni fa

“Mentre a Palermo fervono i preparativi per commemorare i nostri defunti caduti nell’estremo tentativo di combattere Cosa Nostra e infliggergli un colpo mortale ebbene, nel quartiere Brancaccio – Ciaculli, si festeggia invece il ritorno a casa del mafioso Giuseppe Barranca cioè di colui che procurò, in nome e per conto dei fratelli Graviano, l’esplosivo per la strage di Capaci e per le autobombe del 1993 di Firenze, Roma, Milano dove morirono 10 persone. La Corte di Cassazione afferma che il mafioso, non pentito, sia meriterevole di un permesso premio. La sentenza della Corte Europea, la sentenza della Corte Costituzionale Italiana e la sentenza della Corte di Cassazione mettono la parola fine al programma di protezione, non ci saranno più collaboratori di giustizia perché non sarà più conveniente collaborare con la magistratura e le forze dell’ordine. Mentre dunque a Palermo si versano lacrime e dolore per i nostri caduti a Brancaccio si versano lacrime di gioia per il ritorno a casa del detenuto mafioso in attesa dei grandi festeggiamenti per il ritorno, quanto prima possibile, dei fratelli Graviano o almeno uno di essi. Tutto è già stato scritto, tutto è pronto per dare il benvenuto “all’esule ingiustamente carcerato”. Sulla lotta alla mafia è stata messa la parola fine. Una lapide eterna a dispetto di chi è morto per combattere Cosa Nostra e di chi si ostina, in solitudine, ancora a combatterla”. Così in una nota Ignazio Cutró testimone di giustizia.

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