Agrigento

Il colonnello Pellegrino lascia Agrigento dopo tre anni: “Questa terra per sempre nel mio cuore” (ft e vd)

Cambio di guardia al Comando Provinciale dei Carabinieri di Agrigento. Il Colonnello Giovanni Pellegrino lascia la città dei Templi. L’ormai ex comandante dei carabinieri agrigentini sarà trasferito a Roma dove svolgerà un corso di alta formazione presso la scuola di perfezionamento delle forze di polizia. In questi tre anni, il Colonnello Pellegrino ha potuto fare proprio il noto motto “possiamo aiutarvi” della Benemerita, solo grazie alla collaborazione delle donne e degli uomini dell’Arma, che hanno dato vita ad un dispositivo […]

Pubblicato 5 anni fa

Cambio di guardia al Comando Provinciale dei Carabinieri di Agrigento. Il Colonnello Giovanni Pellegrino lascia la città dei Templi. L’ormai ex comandante dei carabinieri agrigentini sarà trasferito a Roma dove svolgerà un corso di alta formazione presso la scuola di perfezionamento delle forze di polizia.

In questi tre anni, il Colonnello Pellegrino ha potuto fare proprio il noto motto “possiamo aiutarvi” della Benemerita, solo grazie alla collaborazione delle donne e degli uomini dell’Arma, che hanno dato vita ad un dispositivo moderno, versatile ed efficace che proietta decisamente l’Istituzione verso il futuro, quale fondamentale presidio, ad ordinamento militare, di legalità e sviluppo del territorio.

Servizi contro la diffusione del Coronavirus, assistenza alla popolazione durante l’alluvione del 3 novembre 2018, vicinanza al mondo studentesco, lotta alla mafia, operazioni antidroga in tutta la provincia, dieci omicidi scoperti, decine di rapinatori arrestati, discariche abusive scovate e bonificate, tonnellate di cibi mal conservati sottoposti a sequestro. Questi parte dei risultati conseguiti dai Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento sotto la guida dell’Ufficiale, che nei prossimi giorni cederà l’incarico al suo successore, il Colonnello Vittorio Stingo.

Questa mattina il Colonnello Pellegrino ha incontrato la stampa locale in conferenza; occasione per porgere i saluti alla comunità dell’intera provincia agrigentina per l’ospitalità e la simpatia dimostrata e sopratutto ai giovani, che in questi anni, sono stati i suoi amici migliori.

Sono molto felice di essere dispiaciuto di andarmene. Sono felice di provare commozione e un dolore quasi fisico di lasciare Agrigento, questa terra e anche tanti amici. La provincia di Agrigento rimarrà nel mio cuore a cui sarò sempre legato. Un pensiero anche ai giovani studenti che sono stati miei amici e dell’Arma dei carabinieri: sono il futuro di questo paese e valgono molto di più di quello che si vuole far credere. Ne ho incontrati quasi 15 mila e sono contento di questo. Chiudo questa esperienza splendida, sono commosso. Rapporti umani, di simpatia della comunità e delle istituzioni e del mondo studentesco e dei miei collaboratori. Ho avuto l’onore di comandare questo gruppo per tre anni confermando di essere un punto di riferimento per questa provincia attraverso lavoro costante e di vicinanza al territorio nei momenti difficili. Non dimentichiamo l’alluvione del novembre scorso, del lockdown della fase 1 quando abbiamo letteralmente chiuso la provincia.” ha dichiarato il colonnello Pellegrino.

Nonostante il grande impegno profuso per l’emergenza Covid-19, con posti di controllo a ripetizione che hanno consentito di sottoporre a verifica numerosi cittadini, rafforzandone il senso di responsabilità ed inducendoli a rimanere a casa nelle fasi più acute della pandemia, riducendo il contenuto dei contagi in tutta la provincia, non sono mancati i brillanti risultati condotti dall’Arma agrigentina tra il 2017 ad oggi.

Prima di tutto, vi è il fronte della lotta mafia. Una particolare menzione merita l’attività di contrasto di tipo patrimoniale che ha colpito al cuore il funzionamento delle organizzazioni criminali, ostacolandone le fonti di finanziamento. Nell’ambito della nota Operazione “Montagna”, il 22 gennaio 2018, i Carabinieri del Reparto Operativo di Agrigento hanno infatti decapitato i vertici di tre mandamenti mafiosi e di 16 famiglie ad essi collegate. Nella circostanza, sono scattati i sigilli a carico di alcune società riconducibili a cosa nostra, per un valore di oltre un milione di euro e sono stati sequestrati ben 537 mila euro in contanti rinvenuti durante il blitz. Alla vasta operazione, hanno fatto poi seguito, il 29 giugno 2018, gli esiti di successive attività investigative condotte dai militari del Reparto Operativo che hanno ulteriormente cristallizzato le condotte degli indagati della citata operazione, con l’arresto di ulteriori dieci elementi di spicco ritenuti al vertice dei tre mandamenti e delle 16 famiglie mafiose ad essi collegate, che si sono aggiunti ai 59 affiliati già assicurati alla Giustizia il precedente 22 gennaio. Inoltre, il conseguente insediamento di una Commissione d’indagine prefettizia presso uno dei Comuni montani interessati, ne ha portato, il successivo 2 agosto, allo scioglimento per infiltrazioni mafiose.

L’attività d’indagine denominata “Assedio”, svolta dalla Compagnia di Licata in collaborazione con il Nucleo Investigativo Carabinieri di Agrigento era stata avviata nell’ottobre 2017 sotto la direzione della D.D.A. di Palermo ed ha permesso di individuare e neutralizzare i componenti di un gruppo mafioso attivo su Licata e dintorni. Nel giugno 2019, i militari hanno infatti eseguito 9 fermi di indiziato di delitto per associazione di tipo mafioso armata, finalizzata alle estorsioni e alla turbativa di appalti pubblici. Sono stati documentati nell’occasione numerosi incontri e riunioni segrete fra tutti gli affiliati del sodalizio e “capi famiglia” locali, nonché episodi di estorsione aggravati dalla forza di intimidazione del vincolo associativo.

A seguire, nell’agosto 2019, vi è stata un’altra attività antimafia, denominata “Halycon”. Ad operare questa volta il ROS con la collaborazione della Compagnia di Licata. L’indagine, avviata nei primi mesi del 2016 sempre sotto la direzione della D.D.A. di Palermo, ha permesso di individuare e neutralizzare i componenti di un’associazione mafiosa attiva anch’essa nel licatese. In questo caso 7 sono state le ordinanze di custodia cautelare eseguite. Numerose sono state poi le armi da fuoco, anche da guerra, nella verosimile disponibilità della criminalità organizzata, tolte dalla strada a seguito di mirate perquisizioni, per poi essere distrutte. Non va poi dimenticato che il territorio provinciale, negli ultimi tre anni, è stato teatro di ben 12 omicidi per i quali hanno proceduto i Carabinieri. Per dieci di essi, grazie ad un immediato e certosino lavoro investigativo, supportato dai tecnici del RIS nella delicata fase di repertamento sulla scena del crimine, i responsabili e i loro complici sono stati tutti celermente identificati ed assicurati alla Giustizia. Per gli ultimi due, avvenuti recentemente, sono in atto serrate e proficue indagini. Inoltre, nel 2018, gli investigatori dell’Arma hanno scoperto anche un ulteriore omicidio. Uno di quei casi irrisolti, annoverabili tra i cosiddetti cold case, in cui i militari, mai domi, hanno riesumato datati fascicoli impolverati, hanno indagato, hanno fatto analizzare agli specialisti delle investigazioni scientifiche vecchie tracce biologiche, fino ad arrestare, dopo oltre 25 anni, l’autore di un omicidio di mafia commesso nel 1993 ai danni di un imprenditore che si era ribellato al pizzo imposto da cosa nostra.

Incessante è stata anche l’attività preventiva e repressiva sviluppata in ogni angolo della provincia per contrastare, con ripetuti blitz, spesso ad alto rischio, l’allarmante fenomeno dello spaccio, anche a giovanissimi, di droghe di varia natura. L’ultimo in ordine di tempo risale alla mattina di mercoledì 3 giugno scorso, quando i Carabinieri, impegnati in uno dei numerosi servizi di controllo anti-covid in occasione della riapertura dei flussi tra le Regioni, hanno intimato l’alt ad un camion che trasportava animali vivi e che transitava sulla ss 115 a Realmonte. Dalla accurata perquisizione è saltata fuori cocaina. Non poche dosi, bensì due chili e mezzo di polvere bianca purissima, del valore di oltre 500 mila euro, molto probabilmente destinata ad invadere, come un fiume in piena, i locali della movida estiva. Due i trafficanti arrestati.

Numerosi sono stati comunque anche gli altri spacciatori ammanettati in provincia, nelle principali piazze della movida, nei pressi di istituti scolastici, come nelle aree più periferiche e abbandonate, con ingenti quantitativi di droga sequestrati. Numerose sono state infatti le operazioni di servizio che hanno permesso di sgominare pericolosi sodalizi criminali che controllavano le zone più inaccessibili dei centri storici, trasformate ormai da tempo in piazze sicure di spaccio e di consumo di sostanza stupefacente. In provincia, le operazioni “Piazza Pulita” e “Piazza Pulita 2” ad Agrigento, “Fortino” a Favara, “White beach” sull’isola di Lampedusa, “Capolinea” a Licata, “Bazar” a Ribera rappresentano solo le principali attività investigative che hanno permesso a quelle cittadinanze di riappropriarsi di parte dei loro centri storici. In particolare, la brillante operazione piazza pulita, svolta dai militari della Compagnia di Agrigento sotto il prezioso coordinamento della locale Procura della Repubblica, ha permesso di smantellare una cellula straniera costituita da pusher, che avevano di fatto occupato i vicoli intorno a Piazzetta Ravanusella e a Via Vallicaldi, in pieno centro storico, riversandovi significativi quantitativi di droga ed agendo con sfrontatezza ed inaudita violenza, anche a danno di giovanissimi consumatori, spesso rivelatisi studenti minorenni. Il Colonnello Pellegrino, a tale proposito, ha ringraziato, uno per uno, i giovanissimi Carabinieri, appena 20enni, i quali, unendo il loro fresco entusiasmo all’esperienza di colleghi più anziani, non hanno esitato a sacrificare i giorni di Pasqua e Pasquetta per pianificare e portare a termine tutte le catture, alle quali poi ha potuto fare seguito un vero e proprio intervento di recupero a tutto tondo dell’intero quartiere. Ancora oggi, le pattuglie dell’Arma sono al fianco di semplici cittadini e di associazioni di volontariato, spontaneamente scesi tra i vicoli per dare il proprio contributo all’opera di pulizia, messa in sicurezza e valorizzazione, avviata dall’amministrazione comunale ed incentivata dalla Procura della Repubblica.

A queste operazioni vanno
altresì aggiunti i costanti controlli preventivi e repressivi delle pattuglie
che hanno ottenuto l’importante obiettivo di regolarizzare la movida dei
principali luoghi di aggregazione giovanile in ambito provinciale, in
particolare ad Agrigento.

Per dare in materia una
cifra distintiva dello sforzo compiuto nel triennio di riferimento, sono stati 260
gli spacciatori arrestati, 157 i denunciati a piede libero, circa 800 le
persone segnalate alla Prefettura per fare uso di droga, oltre ad ingentissimi
quantitativi di sostanza recuperata. Di assoluto rilievo, solo per fare un
esempio, il sequestro senza precedenti nell’estate del 2018, di una mega
piantagione di marijuana a Campobello di Licata, con il sequestro e la
distruzione di oltre 30 tonnellate di droga, in parte stoccata in un immenso
magazzino ed in parte scovata solo grazie all’impiego delle più sofisticate
tecniche di sorvolo a distanza a mezzo di un drone, con cui è stato possibile
rilevare l’esistenza, tra le colture di stagione, di una vera e propria maxi
piantagione di canapa indiana. Nella circostanza, tre sono state le persone
arrestate!

Per quanto concerne i
reati predatori, ben 30 sono stati i rapinatori assicurati alla Giustizia e per
altrettanti è scattata la denuncia alla Procura della Repubblica. Particolare
menzione merita l’arresto in flagranza di 3 soggetti per un colpo messo in atto
nel febbraio scorso presso un istituto di credito di Raffadali, quando,
un’indagine lampo dei Carabinieri di Agrigento ha permesso di sgominare una banda
di malviventi e di recuperare contestualmente l’intero bottino di 50 mila euro,
grazie anche alla preziosa collaborazione della cittadinanza. Ancora viva è la
memoria, per fare un altro esempio, della fulminea indagine della Stazione di
Naro che ha portato all’individuazione dell’autore della rapina ai danni di un
povero 86enne colpito con un pugno al volto, con inaudita violenza, sull’uscio
di casa. O la repentina attività investigativa che ha portato la Stazione di
Cattolica Eraclea sulle tracce di due ricettatori, con il recupero di gioielli
e denaro per oltre 100 mila euro, sottratti da numerose abitazioni della zona,
subito restituiti ai legittimi proprietari.

Pressoché ovunque i Carabinieri
sono riusciti a far scattare le manette ai polsi nei confronti di 270 ladri sorpresi
a colpire in abitazioni, tabaccherie, gioiellerie o distributori di carburante.
Segno evidente questo che la rete dei controlli e del pronto intervento
dell’Arma funziona.

Ai Carabinieri non è sfuggito però nemmeno l’odioso fenomeno del caporalato in alcuni centri della provincia. L’attività d’indagine denominata “Ponos”, svolta dalla Compagnia di Agrigento in collaborazione con il locale Nucleo Ispettorato del Lavoro ed avviata nel maggio 2019 sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, ha permesso di individuare e neutralizzare i componenti di un sodalizio criminale operante nelle campagne tra il Capoluogo e Licata, allo scopo di immettere illegalmente sul territorio nazionale oltre cento cittadini dell’est europeo, impiegati quali braccianti agricoli, in condizioni di grave sfruttamento e senza alcun tipo di tutela giuslavoristica. Nel novembre u.s. sono stati infatti eseguiti 9 fermi di indiziato di delitto per associazione per delinquere finalizzata alla illecita intermediazione ed allo sfruttamento del lavoro, nonché di violazione delle disposizioni contro l’immigrazione clandestina.

A questa brillante operazione va aggiunto anche il blitz di Ribera che ha portato alla denuncia di un datore di lavoro irregolare durante la raccolta delle arance e all’arresto di un extracomunitario con pendenze con la Giustizia.

L’attività di contrasto al fenomeno del lavoro “nero”, svolta in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro, ha permesso in tutto di individuare, nel triennio, circa 500 lavoratori irregolari, nell’ambito di altrettanti accessi ispettivi, con oltre un milione di euro di sanzioni comminate.Inoltre, sono stati eseguiti ripetuti arresti, anche recenti, nei principali centri della provincia, per quanto riguarda i furti di energia elettrica e acqua commessi da privati ai danni di pubbliche società. Risale all’ottobre scorso infatti l’operazione “Free water”, con la quale a Licata sono state arrestate in un colpo solo, in flagranza di reato, 24 persone, tutte residenti nello stesso quartiere, responsabili della sottrazione fraudolenta di acqua ai danni del gestore pubblico. Eclatante è stato altresì il blitz condotto a Naro in una manciata di secondi, con il quale i Carabinieri hanno posto fine ad una vera e propria segregazione ai danni di un 30enne con difficoltà cognitive da parte di due coniugi suoi tutori. Ancora vivo è inoltre il ricordo dell’operazione codice rosa, partita, a Menfi, dall’intuizione di uno zelante equipaggio del Pronto Intervento della Compagnia di Sciacca, il quale, insospettitosi per la presenza a bordo del veicolo condotto da un 60enne di una adolescente di appena 13 anni, ha voluto vederci chiaro. Grazie al prezioso e caparbio coordinamento della Procura della Repubblica saccense, un mese di serrate indagini ha così portato all’arresto di 5 uomini tra i 24 e i 68 anni, ritenuti responsabili di averne ripetutamente abusato.

Sotto il coordinamento
delle relative Procure della Repubblica, è inoltre scesa in campo una vera e
propria task force composta da
Carabinieri territoriali e dagli specialisti dell’Arma. Infatti, continua è
stata anche l’attività di monitoraggio di ogni forma di inquinamento ambientale
ad opera dei Carabinieri territoriali e dei colleghi del Nucleo Operativo
Ecologico e del Centro Anticrimine Natura, con il controllo di oltre 100 discariche
abusive di rifiuti di vario genere, anche pericolosi, 13 delle quali
sequestrate per la conseguente successiva bonifica (tra queste la maxi
discarica della zona industriale di Agrigento, da anni meta di scaricatori
seriali di rifiuti). Ed ancora il maxi controllo ambientale che ha interessato,
con telecamere disseminate ovunque, l’intera provincia ed Agrigento in
particolare, con il sequestro di cumuli di rifiuti e discariche abusive e con
sanzioni da 600 euro per ogni abbandono illecito di rifiuti, per un ammontare
totale di oltre 210 mila euro complessive di sanzioni recapitate a casa delle
persone immortalate dalle telecamere a gettare rifiuti per strada.

Sistematica è stata
inoltre l’azione svolta dai Carabinieri in materia di abusivismo edilizio, con un
vero e proprio dispositivo a tappeto per contribuire a dare esecuzione alla
stringente attività di monitoraggio in materia, disposta dall’Autorità Giudiziaria.

Decine sono stati poi gli
esercizi pubblici e di ristorazione oggetto di verifiche ed anche di provvedimenti
sanzionatori per circa 300 mila euro per inadeguatezza dei requisiti minimi
sanitari, con il sequestro di oltre 5 tonnellate di alimenti mal conservati, effettuato
unitamente ai Carabinieri del NAS e del Centro Anticrimine Natura. Come anche,
serrati sono stati i controlli alle sale giochi con decine di slot machine
sequestrate e centinaia di migliaia di euro di sanzioni elevate ai gestori
irregolari.

Circa 2000 sono state
infine, in tutto il triennio, le persone complessivamente arrestate.

Risultati conseguiti dai Carabinieri
durante gli innumerevoli servizi di controllo del territorio, di giorno e di notte,
talvolta anche con l’ausilio delle unità antiterrorismo, note come Squadre Operative
di Supporto. Con quasi 400 mila ore di pattuglie e perlustrazioni svolte in tre
anni, che hanno portato al controllo di circa 250 mila soggetti e di 200 mila veicoli.

Ininterrotta è stata inoltre, come
detto, l’opera di soccorso in mare e a terra ai numerosi migranti sbarcati
sulle nostre coste o sulle isole pelagie. Ma altresì puntuale è stato
l’arresto, in diverse operazioni, avviate sotto la direzione delle Procure
della Repubblica di Agrigento e Sciacca, di scafisti e favoreggiatori
dell’immigrazione clandestina.Come non va dimenticato l’enorme sforzo dei Carabinieri della provincia di Agrigento il 4 novembre 2018, quando una gravissima alluvione colpì duramente il territorio. Nella circostanza, centinaia di Carabinieri, su disposizione del Comandante Provinciale, si riversarono tra le strade allagate, salvando decine di vite e dando assistenza a chiunque ne avesse bisogno.

In tutto questo, al Colonnello Pellegrino non è sfuggita la consueta attenzione al mondo giovanile. A quegli stessi studenti che hanno risposto pienamente all’appello del Comandante di rimanere a casa durante il lockdown, dimostrando grande senso di responsabilità. Quasi quindicimila i ragazzi della provincia hanno incontrato in questi tre anni l’Ufficiale, nell’ambito del noto progetto di diffusione della cultura della legalità, per il quale sono stati organizzati interessanti momenti di riflessione tenuti dai Capitani di Agrigento, Sciacca, Licata, Cammarata e Canicattì sui temi più cari ai ragazzi. Si è discusso infatti di bullismo, cyberbullismo, droga, guida sicura, violenza di genere, ludopatia e rispetto dell’ambiente.

Infine, il profondo
legame con le comunità di tutta la provincia di Agrigento. Un rapporto vitale
di reciproco scambio che si è visto rappresentare plasticamente, non solo nel
quotidiano, ma anche il 5 giugno del 2018 e 2019 (quest anno ovviamente non è
stato possibile) quando i Carabinieri, per decisione del Comandante
Provinciale, hanno celebrato, tra ali di folla, la Festa dell’Arma, schierando militarmente,
il primo anno sotto il Tempio di Giunone, il secondo sotto quello della
Concordia, schiere di militari in Grande Uniforme.

Il Colonnello Pellegrino esprime tutta la sua gratitudine alla stampa locale e a tutte le comunità e formula al suo successore, il Colonnello Vittorio Stingo, i migliori auguri di un proficuo e sereno lavoro.

La redazione di Grandangolo Agrigento porge i saluti e gli auguri al Colonnello Giovanni Pellegrino.

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