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La faida di Palma di Montechiaro, sentenza slitta al 5 giugno 

Il verdetto, previsto inizialmente a margine dell’udienza di questa mattina, è slittato a causa della mancata trascrizione di una intercettazione

Pubblicato 11 mesi fa

Bisognerà attendere il prossimo 5 giugno per la sentenza del processo sulla cosiddetta “Faida di Palma di Montechiaro”, una vera e propria guerra tra due famiglie sfociata in due omicidi tra il 2015 ed il 2017. Il verdetto, previsto inizialmente a margine dell’udienza di questa mattina, è slittato a causa della mancata trascrizione di una intercettazione ritenuta fondamentale ai fini della decisione. Per questo motivo il presidente della Corte di Assise, il giudice Giuseppe Miceli, ha disposto un rinvio al 5 giugno quando il perito Rinzivillo consegnerà i risultati dell’intercettazione. Poi, se non ci saranno ulteriori cambiamenti, verrà emessa la sentenza. 

Nelle scorse udienze il sostituto procuratore Gloria Andreoli ha avanzato le seguenti richieste di condanna: Ignazio Rallo (ergastolo); Roberto Onolfo (ergastolo); Giuseppe Rallo (2 anni); Pino Azzarello (3 anni, 1 mese e 10 giorni); Carmelo Pace (1 anno e 4 mesi); Giacomo Alotto (2 anni); Gioacchino Gaetano Burgio (2 anni); Francesco Orlando (1 anno e 2 mesi); Giuseppe Giganti (2 anni). Un’altra imputata – Maria Concetta Noemi Oteri – ha patteggiato.

L’inchiesta della procura di Agrigento ipotizza una guerra tra due famiglie innescata dal furto di un mezzo agricolo, commesso dai fratelli Ignazio ed Enrico Rallo nei confronti di Salvatore Azzarello, avvenuto nel 2013 a Palma di Montechiaro. Nel 2015 il primo delitto: Enrico Rallo viene ucciso di fronte al bar Mazza. La risposta arriva due anni più tardi quando un commando entra in azione e uccide Salvatore Azzarello nelle campagne di contrada Burraiti mentre si trovava a bordo del suo trattore. Ed è qui che si incrociano gli sviluppi investigativi di carabinieri e polizia: i primi stavano indagando sull’omicidio Rallo, i secondi su quello di Azzarello. Le cimici istallate e i telefoni sotto controllo rilevano quella che in un primo momento appare una casualità ma che poi diventerà un solido elemento accusatorio: ogni qualvolta si parla dei due omicidi i dialoghi si concentrano sui Rallo e sugli Azzarello. Da qui ulteriori riscontri che “blindano” il caso: un telefono cellulare e alcuni walkie-talkie che erano stati rubati dal pick-up utilizzati per l’omicidio vengono ritrovati nelle disponibilità di Onolfo. Durante il processo il numero degli omicidi sale a tre. 

Lo scorso 31 ottobre, qualche mese dopo essere stato scarcerato, viene ucciso Angelo Castronovo, 65 anni, bracciante agricolo. I killer lo freddano nelle campagne tra Palma di Montechiaro e Campobello di Licata. Castronovo, in questa storia, non era un personaggio qualunque. Era l’unico imputato a cui veniva contestata la partecipazione ad entrambi gli omicidi. Secondo gli inquirenti Castronovo avrebbe fissato l’appuntamento fatale con Rallo nel 2015 non presentandosi e attirandolo nella trappola; sarebbe stato lo stesso Castronovo, quasi due anni più tardi, a informare Ignazio Rallo su dove trovare Azzarello.

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