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Naro, disabile suicida in comunità: imputati chiedono rito abbreviato 

Tutti sono accusati di omicidio colposo in relazione al suicidio di un disabile psichico avvenuto nella comunità Prometeo di Naro

Pubblicato 12 mesi fa

Al via questa mattina, dopo una serie di rinvii, la prima udienza preliminare a carico di cinque persone all’epoca dei fatti in servizio presso la comunità Prometeo di Naro. Tutti sono accusati di omicidio colposo in relazione al suicidio di un disabile psichico di sessantasei anni avvenuto nell’estate 2018. Il sostituto procuratore Cecilia Baravelli ha avanzato nei loro confronti una richiesta di rinvio a giudizio.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Salvatore Manganello e Gisella Spataro, ha anticipato la richiesta di rito abbreviato che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena. Richiesta condizionata però all’analisi di una perizia che gli stessi avvocati hanno chiesto dopo aver prodotto vari documenti medici e una consulenza di parte. Il gup Francesco Provenzano, che dovrà decidere se mandare o meno a processo gli imputati, ha dunque rinviato al prossimo 22 giugno.

Nel procedimento sono coinvolte cinque persone: si tratta degli allora responsabili della struttura Francesco Scanio, 64 anni; Giuseppina Galleja, 53 anni; Dores Alaimo, 47 anni; dell’operatrice Rosa Avanzato, 58 anni; della psichiatra Carmela Fontana, 69 anni. I primi tre sono accusati di non aver vigilato sulla condotta degli operatori e di aver omesso di riferire tempestivamente sulle condizioni cliniche del paziente al Distretto di salute mentale; l’operatrice è accusata di non aver vigilato sul 66enne e non aver effettuato visite periodiche allo stesso. Alla psichiatra, invece, si contesta un mancato aggiornamento della relazione semestrale sulle condizioni di salute dell’uomo. Tutte queste condotte, secondo il pubblico ministero, avrebbero provocato in qualche modo la morte del disabile che si suicidò in comunità utilizzando i lacci delle scarpe.

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