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Spaccio di droga 24 ore su 24: sedici arresti (ft e vd)

Nella mattina odierna personale della Polizia di Stato, su delega della Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia – ha eseguito 16 misure cautelari emesse dal GIP presso il Tribunale di Palermo,  nell’ambito di un’articolata attività d’indagine denominata “H 24 Evolution”, nei confronti dei seguenti soggetti, indagati a vario titolo per reati in […]

Pubblicato 5 anni fa

Nella mattina odierna personale
della Polizia di Stato, su delega della Procura della Repubblica di Palermo –
Direzione Distrettuale Antimafia – ha eseguito 16 misure cautelari emesse dal
GIP presso il Tribunale di Palermo, 
nell’ambito di un’articolata attività d’indagine denominata “H 24
Evolution”, nei confronti dei seguenti soggetti, indagati a vario titolo per
reati in materia di stupefacenti.

Gli arrestati sono: Giuseppe Vallecchia, 40 anni; Giuseppe Randazzo, 39 anni; Francesco Paolo La Rocca, 28 anni; Ernesto Gulotta, 41 anni; Francesco Paolo Lo Iacono, 37 anni; Danilo Biancucci, 28 anni; Carlo Marchese, 43 anni; Emanuele D’Angelo, 36 anni; Michele Calaió, 43 anni, tutti in carcere; Ai domiciliari: Anna Bonfardino, 33 anni; Lorena Vitale, 34 anni. Arresti domiciliari per il reato di furto in abitazione aggravato in concorso Michele Pagano, 43 anni; Raoul Bova, 31 anni; William Errante, 33 anni. Erano già in carcere Antonio Napolitano, 37 anni; ai domiciliari Ivan Errante, 33 anni, arrestato a Milano.

L’attività denominata “H 24
evolution”  nasce  nel marzo 2017 dalla precedente attività
d’indagine denominata “H 24” culminata nel febbraio 2017 con l’esecuzione di
alcuni provvedimenti custodiali a carico di alcuni pusher del rione Zisa che,
tramite ordinazioni telefoniche effettuavano continue cessioni di stupefacente
ad acquirenti della cd. “Palermo bene”.

Il proseguo delle indagini
disvelava  le attività illecite di altri
soggetti sempre del rione Zisa che, facenti parte di organizzazioni strutturate
ed attraverso la nota metodica del telefono in servizio H/24, offrivano un
continuo punto di approvvigionamento in favore di centinaia di acquirenti
residenti in zone diverse del centro cittadino.

In particolare, secondo la
ricostruzione dei fatti accolta dal Giudice per le indagini preliminari,  si individuavano due distinte associazioni a
delinquere: un sodalizio criminale già preesistente alle indagini era composto
da Giuseppe Vallecchia, Giuseppe Randazzo, Francesco Paolo La Rocca, Danilo
Biancucci, Ernesto Gulotta. Di tale associazione a delinquere Vallecchia e Randazzo
erano i promotori, mentre gli altri esercitavano l’attività di vendita al
dettaglio dello stupefacente, curando i rapporti con i clienti e versando i
profitti nelle casse dell’associazione.

In particolare Randazzo era l’uomo
di fiducia del Vallecchia, quest’ultimo parente del noto Fabio Chiovaro già
reggente del mandamento mafioso della Noce.

Randazzo, durante l’assenza del Vallecchia
che per parte delle indagini era detenuto per altra causa,  rivestiva un ruolo di primo piano nel
sodalizio criminale.

A titolo esemplificativo in una
riunione tenutasi a casa del sodale Biancucci redarguiva aspramente Gulotta, schiaffeggiandolo
davanti a tutti, perché ritenuto responsabile di aver tenuto con sè denaro
dell’associazione; ed ancora, venuto a conoscenza che Gullotta ed il Lo Iacono svolgevano
attività autonoma di spaccio, parallelamente a quella dell’associazione, faceva
requisire il motorino del Lo Iacono, privato anche del telefono cellulare con
cui contattava i clienti.

A seguito di tali fatti  il Lo Iacono e la moglie Lorena Vitale cercavano tutela presso altri soggetti di elevata caratura delinquenziale cercando di ottenere anche la restituzione del telefono su cui erano memorizzati i contatti dei numerosi clienti

Operazione “H24 Evolution”, 16 arresti

A seguito di un incontro
conciliatorio Randazzo autorizzava i due pusher a continuare nella loro attività
di spaccio, restituendo il telefono ”buono” ed imponendo loro quale
contropartita il pagamento nelle sue mani di una somma settimanale di €
300  in favore di una parente di Fabio
Chiovaro. Randazzo interveniva anche in altre circostanze per dirimere altre
controversie sorte a seguito dell’autorizzazione allo spaccio in proprio del Lo
Iacono, che si assicurava di poter proseguire tranquillamente un’attività
redditizia ed a cui qualche giorno dopo venivano forate le 4 ruote della
propria autovettura. L’associazione a delinquere aveva elevati guadagni e a
dimostrazione di quanto fosse redditizia l’attività di spaccio in una
circostanza si faceva riferimento alla somma di 70.000 € che era stata
depositata presso l’abitazione del Biancucci.

Le indagini consentivano di
accertare l’esistenza di un’altra associazione a delinquere composta  da Lo Iacono e Gulotta e dalle mogli Vitale e
Bonfardino che dal mese di marzo, a seguito dell’estromissione del Gulotta
incolpato di aver sottratto denaro del sodalizio del Vallecchia/Randazzo,
imbastivano una quotidiana e continua attività di spaccio autonoma con
organizzazione di mezzi, attività e divisione di ruoli tra membri.

Il redditizio spaccio al dettaglio
di cocaina avveniva in ore diurne e notturne, mediante contatti con i clienti
tramite utenze riservate, con incassi di diverse centinaia di euro giornalieri
che aumentavano esponenzialmente nel fine settimana.

Lo Iacono si occupava parallelamente
della vendita di stupefacente che gestiva col Gulotta e di quello che provvedeva
ad alienare per conto della più risalente associazione dalla quale percepiva la
retribuzione pari a circa 800 € a settimana.

Nelle indagini emergeva che Lo
Iacono e Gulotta cercavano di acquisire autonomi canali di fornitura,
rivolgendosi quale fornitore a Antonio Napolitano.

L’avvio di attività
d’intercettazione a suo carico consentiva di rilevare un altro rapporto di
fornitura di cocaina esistente con un pusher di Capaci, arrestato dalla Squadra
mobile per il trasporto di 35 gr di cocaina, poco prima acquistato in questo
centro dal Napolitano.

Ed ancora emergeva l’attività di
spaccio al dettaglio in favore di numerosi terzi acquirenti sempre di cocaina
effettuata da Michele Calaiò, che operava quale pusher alle strette dipendenze
del Napolitano, che lo indirizzava dai vari acquirenti. Anche quest’attività
era molto redditizia (considerato che un guadagno di soli 300 € giornalieri era
motivo di rimprovero per il pusher)  ed
era strutturata per proseguire in ore notturne. Per tale motivo Napolitano redarguiva
il pusher di essersi rifiutato di effettuare una consegna richiesta alle 4:00
del mattino. Nel corso delle indagini emergeva anche una separata ed autonoma
attività di spaccio di cocaina effettuata da Emanuele D’Angelo del Borgo
vecchio in concorso con Carlo Marchese del rione Capo.

Si appurava che i due utilizzavano
congiuntamente, alternandosi in turni di servizio, la medesima utenza
telefonica per ricevere le chiamate dagli acquirenti, cui seguiva la fissazione
dell’appuntamento per la cessione della sostanza.

D’Angelo in tale contesto veniva
tratto in arresto per cessione di cocaina e detenzione di 5 confezioni in
cellophane contenenti ciascuna 0,5 gr di cocaina. Lo stesso tra l’altro
custodiva la somma di 335,00 euro divisa in banconote da piccolo taglio,
ritenuta provento dell’attività di spaccio. 

Un ulteriore sviluppo investigativo
avviato su Michele Pagano consentiva di ricostruire un furto in abitazione
compiuto in ore serali in zona Noce da cui venivano sottratti gioielli, orologi
e documenti personali per un valore complessivo di circa 6000€.

Responsabili del furto in
abitazione, in concorso col Pagano, erano Raoul Bova ed i fratelli Ivan e
William Errante. Quest’ultimo, che era stato ospitato per diversi mesi presso
l’abitazione poi derubata, aveva fornito, infatti, le informazioni necessarie
ai complici.

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