Giudiziaria

Estorsioni tramite fatture gonfiate, parte civile: “Isolato dopo denuncia”

Battute finali del processo che si sta celebrando avanti la prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato con a latere i giudici Katia La Barbera e Giuseppa Zampino, a carico di Antonino Gagliano, 51 anni di Siculiana, finito sul banco degli imputati per due presunte estorsioni mafiose ai danni di […]

Pubblicato 5 anni fa

Battute finali del processo che si sta celebrando avanti la prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato con a latere i giudici Katia La Barbera e Giuseppa Zampino, a carico di Antonino Gagliano, 51 anni di Siculiana, finito sul banco degli imputati per due presunte estorsioni mafiose ai danni di un costruttore della zona. I fatti si riferiscono al 2012.

Dopo la requisitoria del pm della Dda di Palermo Federica La Chioma, che ha chiesto la condanna di Gagliano a 12 anni di reclusione, la parola è passata alla parte civile rappresentata dall’avvocato Piro che ha ripercorso, associandosi in conclusione alla richiesta dell’accusa, tutti i passaggi che hanno dato origine all’inchiesta. 

“Il mio cliente ha pagato un prezzo enorme in seguito alla denuncia del racket – ha detto in aula la parte civile – venendo isolato in ambito lavorativo ma ha fatto una scelta di coerenza e sicuramente difficile cioè quella di denunciare.”

Gagliano è finito sotto processo per due ipotesi di estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’accusa è quella di aver imposto il “pizzo” tramite la gonfiatura di alcune forniture di calcestruzzo pattuite nell’ambito lavorativo con il costruttore. Per la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Calogero Meli, la vicenda sarebbe da inquadrare in una ritorsione dello stesso costruttore nei confronti del Gagliano per non saldare un debito maturato nel corso del tempo nei suoi confronti poi estinto con la cessione di un immobile.

Il processo è stato rinviato al 14 ottobre.

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