Giudiziaria

Omicidio pensionato di Raffadali: 35enne resta in carcere

Il Riesame conferma il carcere per il 35enne di Raffadali

Pubblicato 3 anni fa

Il Tribunale del Riesame, rigettando l’istanza avanzata dalla difesa, ha confermato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di Angelo D’Antona, 35 anni di Raffadali, arrestato nel settembre scorso con l’accusa di omicidio. La vicenda è quella legata alla morte del pensionato Pasquale Mangione, ucciso il 2 dicembre 2011 nelle campagne dell’agrigentino. Tre gli arresti effettuati: oltre D’Antona sono finiti in manette anche Roberto Lampasona, 43 anni di Santa Elisabetta, Antonino Mangione, 40 anni di Raffadali.

L’omicidio, risolto dopo quasi dieci anni, sarebbe stato commissionato dal figlio della vittima, noto ristoratore di Raffadali, (che non è stato raggiunto da misura cautelare ma risulta indagato) dietro il pagamento di un compenso pari a 10 mila euro in favore dei tre odierni indagati. Una sentenza di morte sancita, secondo la ricostruzione degli inquirenti, dai comportamenti vivaci del 69enne al di fuori del vincolo matrimoniale. Da qui la decisione del figlio di commissionare l’omicidio del padre rivolgendosi ad Antonino Mangione.Proprio grazie alle dichiarazioni di quest’ultimo (che già aveva accusato il boss di Cosa Nostra Antonio Massimino nell’ambito dell’operazione della Dia “Kerkent”) le indagini sono giunte ad una svolta.

Mangione ha di fatto confessato di aver organizzato e pianificato l’omicidio di Mangione, ucciso con due colpi di pistola calibro 7.65, materialmente eseguito da Lampasona e D’Antona. Il cadavere di Pasquale Mangione fu ritrovato dopo una settimana dilaniato dai cani e dagli agenti atmosferici. E gli odierni indagati (intercettati) speravano proprio che tali aspetti potessero garantire la loro impunità.

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