Giudiziaria

Operazione Levante, Blandina: “Sono stato “venduto” ai carabinieri”. Ed accusa il cugino

L'uomo prima di collaborare usava un telefonino entrato illegalmente in carcere per parlare con i complici

Pubblicato 1 anno fa

Si è sentito tradito dai suoi amici, dai suoi correi e persino dal cugino. E dopo un periodo di tempo trascorso in carcere in seguito all’arresto perché trovato in possesso di oltre 24 chili di cocaina ha deciso di vuotare il sacco fornendo ai carabinieri persino le prove telematiche a sostegno delle sue affermazioni.

Ignazio Umberto Blandina ha voluto portare il suo prezioso contributo alle indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura della Repubblica di Agrigento, dopo il ritrovamento dei quasi 25 chili di cocaina sotterrata nel giardino di casa Blandina.

Prima del pentimento, tuttavia, lo stesso Blandina ha provato, dopo il suo arresto, a recuperare i soldi che gli spettavano, oltre 20 mila euro, e pur trovandosi in carcere è riuscito a comunicare telefonicamente (ed illecitamente) con l’uomo che gli ha affidato lo stupefacente da custodire. Persino il padre dell’arrestato, novantenne, informato dal figlio ha provato ad ottenere i soldi spettanti al figlio senza alcun successo. Poi, probabilmente perché si è sentito abbandonato e ha iniziato a collaborare svelando per prima cosa chi gli ha fornito lo stupefacente, ossia Salvatore Di Battista ed indicando anche chi lo ha aiutato a sotterrare la droga, ossia il cugino Marco Consiglio.

Blandina aggiunge molto altro. A cominciare dal fatto che i panetti da un chilo di cocaina sotterrati non erano 24 cioè quelli trovati al momento della perquisizione bensì quaranta. E a quel punto, testualmente afferma: “Sono stato “venduto ai carabinieri da mio cugino Marco e da Salvatore Di Battista, gli unici a sapere che custodivo la droga. Prima di fare la soffiata ai carabinieri, tuttavia, hanno rubato 17 chili di cocaina. Sono sicuro, sono stati loro”.

Sette le persone che avrebbero dovuto trovare profitto dalla droga, circa 200 – 300 chili trovata infondo al mare, ed anche due indagati catanesi i continuo contatto con esponenti della famiglia mafiosa catanese degli Aiello.

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